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Il mistero della mano mozzata

Il mistero della mano mozzata

Dopo essersi assentato per un paio di mesi, impegnato con la polizia locale a risolvere un caso di omicidio in una città delle Midlands, il giovane ma esperto ispettore McCarthy è tornato a Londra e sta cenando in un nuovo ristorante italiano a Soho, quartiere multietnico nel quale è nato e si muove completamente a suo agio, con un collega, Bill Hayes, molto preoccupato per la situazione pericolosa che si sta creando in città e che minaccia di scoppiare da un momento all’altro. In particolar modo, sostiene, il traffico di droga si è diffuso moltissimo e, nonostante gli arresti continui di spacciatori, non riescono a risalire ai pezzi grossi né ad individuare il deposito principale. Al momento, pare che l’oppio sia lo stupefacente più spacciato e ad occuparsene è uno degli uomini migliori di Scotland Yard, l’ispettore Jim Gray, un tipo abile e scaltro che ama lavorare da solo, proprio come McCarthy. La sera del giorno seguente, quello del suo rientro ufficiale al lavoro, l’ispettore è stato invitato ad una festa, la prestigiosa cena con ballo di Lady Featheringham. Ma proprio quando sta per invitare una bella signorina per una rumba, il giovane viene chiamato al telefono del Florentine Hotel. È il sovrintendente Burman con una questione urgente: McCarthy deve andare immediatamente a casa del professor Farman, un illustre e stimato egittologo, perché davanti a casa sua è stato commesso un omicidio. La vittima è nientemeno che Jim Gray! L’indagine è quindi segreta, bisogna muoversi con cautela, soprattutto perché nessuno conosce la pista che stava seguendo, si sa soltanto che si stava occupando di un grosso traffico di oppio. Giunto sul posto, McCarthy trova il collega con un pugnale di foggia esotica conficcato nel cuore, l’uomo è morto immediatamente e da circa una decina di minuti. È necessario però spostare il cadavere dalla strada e il professor Farman, una vera autorità al British Museum, offre di farlo portare in casa sua, per rendersi utile. L’uomo, alto e imponente, ha uno sguardo che rivela tutta la sua intelligenza, ma l’ispettore si accorge che ha la mano sinistra artificiale ricoperta da un guanto color carne. Mentre il giovane, di nascosto, cerca nelle tasche del morto tracce che possano aiutare le indagini, il professore riconosce il pugnale che spunta dal corpo come un’antica e rara arma egiziana, simile a quelle che lui tiene in una vetrina, ma – assicura – è certo che dalla collezione non manca nessuna delle sue. Intanto suonano alla porta, uno degli agenti mandato in esplorazione dall’ispettore è tornato con un macabro ritrovamento avvenuto nei pressi dell’abitazione. Si tratta di una mano umana, asportata visibilmente molti anni prima. All’improvviso il professor Farman lancia un urlo. Ha riconosciuto la mano che gli è stata amputata durante una campagna di scavo da una banda di egiziani fanatici che lo accusavano di aver profanato una tomba. Ma a sconvolgere il professore è la profezia terribile che una vecchia strega aveva fatto in quella circostanza, se la mano un giorno fosse ricomparsa…

John Gordon Brandon (1879 – 1941) è autore prolifico di oltre cento romanzi, la maggior parte dei quali ambientati a Londra, anche se la scrittura arriva nella sua vita in un secondo momento, dopo una carriera nella boxe. Nato in Australia e trapiantato in Gran Bretagna, la sua produzione si inserisce perfettamente, per atmosfera e gusto, nel solco del giallo poliziesco anglosassone di inizio secolo, per intenderci à la Ellery Queen o Agatha Christie. Il suo protagonista, l’ispettore McCarthy, è un giovane dall’intelligenza vivace che ama rischiare in prima persona e condurre le indagini a suo modo, anche senza il consenso dei suoi superiori. Ha una certa eleganza di modi ma ama il quartiere multiculturale in cui vive e lavora – anche perché è orgoglioso delle sue origini italiane per parte di madre -, nonostante questo significhi anche che malavitosi di varia nazionalità giungano a Londra ad impegnare la polizia. In questo romanzo, per esempio, ci sono grossi trafficanti di oppio egiziani che hanno esteso la loro rete in città grazie a loschi traffici con cinesi equivoci, astuti e untuosi come nei peggiori stereotipi criminali e con altri mafiosi della stessa risma. Un pizzico di mistero dal sapore esotico, una dolce fanciulla da salvare, abbastanza innocente da intenerire il cuore del protagonista, un intreccio nebuloso come il cielo plumbeo di una Londra anni ’30 ed ecco confezionato un giallo investigativo gradevole, forse senza guizzi ma divertente e intrigante. Il sottotitolo del romanzo è Un’indagine dell’ispettore McCarthy; Lindau ne ha pubblicata un’altra dal titolo Un urlo a Soho ed è certamente auspicabile ne seguano altre.