
Sofia riceve quasi quotidianamente strane lettere con dentro strane domande. Come se non le bastasse cercare le risposte a domande del tipo “chi sei tu” o “da dove viene il mondo” e scoprire chi sia il mittente di quelle strane lettere, Sofia deve sciogliere un altro nodo: trovare la destinataria di una cartolina arrivata al suo indirizzo ma che chiaramente non era destinata a lei. La scrive Albert Knag, maggiore dell’ONU in Libano, che augura buon compleanno alla figlia Hilde, la quale compirà 15 anni lo stesso giorno del compleanno di Sofia. Nonostante Sofia inizi credere che ci sia una mente occulta dietro a quelle lettere ed alle cartoline che riceve, rimane sempre più profondamente coinvolta nelle lezioni di filosofia e nella ricerca di Hilde. Inizia così il suo viaggio attraverso secoli di filosofia, dai primi miti a Barkley, passando per i mostri sacri, Aristotele, Platone, Hegel, Marx. Sempre più assorbita dalle lezioni e dalla voglia bruciante di svelare i tanti piccoli misteri che si annidano nella sua buca, scoprirà che a portarle le lettere è un cane di nome Hermes e che l’eccentrico filosofo che gliele invia si chiama Alberto Knox. Sofia diventa così il centro e il crocevia di tante storie, si imbatte in personaggi strampalati e scopre sulla propria pelle che realtà e fantasia molto spesso combaciano, quando scoprirà di trovarsi lei stessa, con Alberto, protagonisti di un libro che il Maggiore Knag sta scrivendo per sua figlia Hilde, come regalo per il suo compleanno. Scappare dal libro, però, non necessariamente significherà ritornare alla realtà…
È difficile rendere al meglio la trama de Il mondo di Sofia, talmente è fitta di messaggi, avvenimenti, piccoli dettagli, sorprendenti colpi di scena che la farciscono e la arricchiscono. Di sicuro, stiamo parlando del più bel manuale di filosofia mai scritto, anche se non è soltanto questo. Inquadrarlo spicciamente nella categoria “romanzo” potrebbe risultare riduttivo, addirittura banale. È un giallo (senza omicidi, ma nel senso dell’intreccio narrativo); è un romanzo storico per la mole di fatti che riporta nella contestualizzazione dei concetti filosofici; è, ovviamente, un compendio di filosofia, per la materia che tratta. È rotondo, perché va in tutte le direzioni: un ragazzo o un adulto subiscono la stessa fascinazione rimanendo intrappolati tra le pagine con la sensazione di toccare con mano il centro più profondo del Mistero. Leggerlo è come trovarsi su un paio di sci che devono per forza andare paralleli altrimenti si rischia di crollare a terra: uno sci è la narrazione della storia, le situazioni in cui Sofia si trova, il giallo che deve sciogliere e che riguarda se stessa e Hilde (col suo compleanno e il suo papà in Libano); l’altro sci è quello dell’insegnamento puro, quello della Storia dell’uomo e delle grandi domande che hanno da sempre avvinto il genere umano in una stimolante battaglia a colpi di logica e supposizioni teoriche. Gli sci, insieme, seguono un percorso che volendo essere una spiegazione al senso della ricerca filosofica diventa anche inevitabilmente spiegazione della vita stessa. L’allegoria e la metafora si saldano nella materializzazione di un mondo fantastico che è in realtà non è altro che l’altro volto della vita, il suo risvolto, il suo rovescio. Leggere ed apprezzare lo stile semplice con cui Gaarder affronta temi sui quali si sono avvicendati tonnellate di volumi ermetici e complicatissimi è questione di poco, come è questione di poco imparare che pur ponendosi domande complesse non è detto che la risposta, per essere esauriente, debba necessariamente essere ricercata.