Salta al contenuto principale

Il mondo ha vissuto nell’errore

ilmondohavissutonellerrore

Immaginare: questo fanno due amici al bar che nutrono la loro fantasia raccontandosi la giornata perfetta. La giornata perfetta è fatta di un incontro eccitante su una spiaggia tropicale con una donna dalla bellezza unica, è quella giornata dell’uomo che non deve chiedere, che può permettersi di ritardare il momento della conquista, che fa cadere nella sua trappola seduttiva la donna bellissima, bionda, americana, annoiata dalla banalità della vita, riaccendendone il desiderio fra l’invidia di tutti gli altri uomini nel bar. Tuttavia il mondo ha sempre vissuto nell’errore pensando che la conquista carnale della preda bionda debba avvenire solo come dessert dopo una cena romantica. Nossignore, quell’attesa dell’atto finale rischierebbe di rovinare il piacere per il buon cibo, rischierebbe di limitare il gusto ed il palato, di velare il vigore: con la pancia piena di cibo e di vino si rischia infatti di addormentarsi dopo. La giornata perfetta deve invece prevedere il corteggiamento, la seduzione e l’amplesso, poi, soltanto alla fine, soltanto dopo un pomeriggio di gioia e tripudio di corpi, allora, solo alla fine, deve arrivare la cena: non ci sarebbe più tensione o attesa, non ci sarebbero più aspettative da soddisfare, ma solo il tempo, lento e pacioso, di chi può affondarsi nelle pietanze. Di questo discutono i due amici al bar, queste sono le fantasie di Hugo e Pipo, questa la sentenza sulla quale convengono senza alcun dubbio: il mondo ha vissuto nell’errore…

I racconti di Roberto Fontanarrosa, umorista, vignettista e scrittore argentino vissuto nella seconda metà del ‘900 (1944-2007), raccolte in Il mondo ha vissuto nell’errore, sono più che altro degli sketch tragicomici da cabaret, giocati più sulla battuta ad effetto o sul coup de théâtre che sui singoli sviluppi narrativi; senza comunque sminuire la forte carica sociologica e psicologica nel tratteggiare situazioni, personaggi e avventori del grande universo dell’Argentina contemporanea. Con piacere dissacrante e facilità diegetica, Roberto “el Negro” Fontanarrosa ci predispone alla risata ora recuperando un dialogo fra due amici, ora proponendoci la ricostruzione in un commissariato locale di una deposizione a seguito di una violenza sessuale, oppure facendoci partecipare al dialogo fra un intransigente scrittore giapponese e il produttore del suo nuovo film, o infine proponendo le memorie di un giocatore di calcio, ma della squadra di un biliardino, che disputa su che cosa sia il vero calcio. Tutto volge alla risata, che non è mai né indizio di nostalgia né giudizio di condanna, ma semplice costatazione di come una situazione possa essere letta e vissuta sotto punti di vista meno seri, meno tradizionali, più fantasiosamente leggeri, più irriverenti. Come spesso si presenta la vita. Merita una menzione particolare la traduzione di Alberto Bile Spadaccini: nell’intervista immaginaria a conclusione della raccolta di racconti, Alberto ricostruisce un dialogo immaginario a tu per tu con Fontanarrosa, o meglio con lo spirito di Fontanarrosa approdato sulla Terra col benestare di San Girolamo, protettore dei traduttori, per fugare alcuni dubbi interpretativi, alcuni discostamenti dal senso originale (in realtà interessato più che altro ad una buonuscita per vedere una partita di calcio del suo Rosario Central). Il breve testo non è solo un bell’esercizio di scrittura mimetica che attinge proprio alle radici ed all’essenza dello scrittore argentino, ma anche un riuscito saggio pratico delle acrobazie che deve compiere un traduttore di fronte ad una lingua così difficile per intercalare e per spessore culturale che rischiano di perdersi nella lingua di destinazione. Il ragazzo, premiato con il Petra Andalo 2022, nella categoria under 35, per il suo adattamento, ha stoffa e pare già pronto per poter viaggiare con le proprie gambe.