Salta al contenuto principale

Il mondo invisibile

ilmondoinvisibile

Ada ha dodici anni e vive con il suo papà David a Boston. Sono gli anni Ottanta e c’è molto fermento e speranza nell’informatica. Lui, scienziato geniale, dirige un importante laboratorio, e alleva la figliola con buona musica, nozioni di logica e matematica, crittografia e chimica, impartite con spontaneità fra la cottura delle aragoste per gli amici e la preparazione di un buon cocktail. Di tanto in tanto, Ada nota comportamenti strani nel razionale David: silenzi, insonnia, lunghi momenti passati al chiuso del suo laboratorio impegnato in esperimenti misteriosi. La ragazzina è affezionata solo a Liston, collega del padre. Ed è a lei che viene affidata, quando la crisi esistenziale di David diventa ingestibile. Del resto, non ha mai avuto una mamma, se non quella surrogata, una hippie che si era prestata per denaro al desiderio di paternità. Da piccola, Ada aveva seguito le impressionanti ricerche del padre, che ripercorrevano e facevano evolvere gli studi del celebre Alan Turing, padre dell’intelligenza artificiale. Obiettivo: insegnare a una macchina, chiamata ELIXIR, il linguaggio naturale, il linguaggio umano. Sarà proprio Ada a interagire con il promettente algoritmo, prima per gioco e poi come missione di vita, mentre l’identità di David comincia a sgretolarsi, a mostrare falle che aprono dubbi e ipotesi quasi surreali. Lo scienziato non mancherà però di lasciarle una chiave per decifrare i complessi misteri: un file denominato “the unseen world”, il mondo invisibile…

Il nome dell’originale e ben congegnata protagonista potrebbe richiamare la coetanea e omonima del romanzo di Nabokov, ma questa Ada è ben più seria e lucida. Più probabilmente l’autrice avrà pensato ad Ada Lovelace, matematica inglese della prima metà del XIX secolo che diede l’avvio ai primi passi nella programmazione delle macchine. Scienziata anomala, geniale, solo da pochi anni è stata rivalutata ed è considerata un simbolo per le donne che vogliono imporsi nella scienza. Davvero un bel personaggio, dunque, la Ada di questo libro che può essere considerato un romanzo di formazione. Altrettanto originale è la personalità di David, che occorre scoprire solo leggendo. Liz Moore, autrice e musicista statunitense, ha costruito intorno al mondo chiuso di padre e figlia una storia interessante e proiettata al prossimo futuro già possibile. E ha usato i temi che, da qualche anno, sono al centro della narrazione della generazione di scrittori fra i trenta e i quarant’anni: il rapporto fra uomo e algoritmo, le infinite possibilità della tecnologia e il dibattito etico sul post-umano. Come nella migliore tradizione delle distopie letterarie, e come hanno insegnato Asimov e Clarke, ogni meraviglia della robotica presenta un lato recto e uno verso. E sta all’uomo scegliere di imprimere una forza benevola oppure distruttiva per maneggiare quei prodigi. In questo romanzo non esistono complotti o trame politiche, ma prevale il buon racconto dei rapporti umani e familiari, intrisi di delicatezza e fragilità e, ovviamente, non manca un buon colpo di scena.