
Tornare a casa alle diciassette e diciassette può essere già un presagio. Silenzio. Poi un bisbiglio. Ma la routine è più forte della curiosità, l’ordine del caos e la simmetria più del disordine: lasciate le scarpe, infilate le pantofole, riposta la borsa e lavate le mani, può procedere verso la zona notte e gli insoliti sospiri. Sua moglie ha la pessima abitudine di lasciare le porte socchiuse ma neanche il suo “non è come pensi”, lo smuove, lo desta da quella specie di torpore esistenziale. Unica possibilità: andare via. In analisi. O meglio, nella sala d’aspetto del suo psichiatra ad osservare le vite degli altri. Vite dalle quali lui è decisamente escluso... Ana è cocciuta e non vuole consegnarsi ai miliziani serbi per farsi violentare con inaudita ferocia. Ma diciannove anni sono troppo pochi per sapere davvero cosa fare. Troppo pochi anche per morire. Sarajevo è ormai terra di cecchini e di polvere. Stefica non avrebbe fatto la fine di Ana: i miliziani avrebbero preso il suo corpo ma mai la sua anima. E neanche le sue lacrime. Ma le avrebbero lasciato una figlia, Danica. Figlia dell’odio e della violenza. Una dei tanti figli invisibili della guerra... Tiziano ha appena perso suo padre e non prova alcun dolore. Sarà la ricerca della verità a sciogliere quel nodo finalmente in lacrime? Il dolore del rifiuto, le ferite d’amore sono la spinta a fuggire via. Ma tornare a casa è rivelare, a se stessi, che l’amore è nell’attesa…
Completano la decade di racconti, la storia di Claudio Andini che medita, da tempo e con impeccabile serietà, il suicidio; il chiacchiericcio invadente delle malelingue; Greta che, dopo ripetute violenze, esplode inaspettatamente attaccando il marito; la triste vicenda di Jim Piscitelli, uomo proiettile; l’incontro di Max con sua sorella dopo il percorso di transizione, impedito da un tragico imprevisto; Maral che corre ma non vuole fuggire dalla sua amata Persia. Marco Ghizzoni, appassionato di storie e di umanità (come testimonia la trilogia di Boscobasso che racconta le vicende dei personaggi passati per il bar della madre), scrittore per passione, è abile a tessere storie che spiazzano e sconvolgono, che sorprendono nel finale a volte inaspettato, altre volte atteso e desiderato, flebilmente aperto alla speranza. Dieci racconti, dieci storie, dieci dolori: personaggi feriti, ammaccati dalla vita, sopraffatti dalla guerra, soffocati dalla morte e dalla violenza, sferzati dall’amore malato o incompreso. Dieci istantanee del mondo contemporaneo che, alternando il flusso di pensieri e la narrazione in terza persona, creano un ritmo complessivo cadenzato che avvolge il lettore. Una scrittura essenziale che arriva dritta al punto, leggera nello stile e profonda nel contenuto: una infelicità accennata con tocco delicato, mai morbosa né eccessiva. Storie vere perché veri sono i sentimenti attorno ai quali ruotano.