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Il museo dei pesci morti

Il museo dei pesci morti

Bremerton. Ogni mattina Ignatius si alza presto e lascia l’Istituto gestito dalle suore, è qui che vive da quando suo padre ha avuto l’incidente. Raggiunge il piccolo negozio di alimentari gestito da un cinese, “un uomo brunastro, nodoso e rattrappito che sembrava un pezzo di radice di zenzero” e sua moglie, con i pochi spiccioli a sua disposizione compra un pompelmo... Seattle. Drummond gestisce un negozio di riparazioni di macchine da scrivere ereditato da suo padre. Al suo fianco il figlio Pete, che passa il tempo a fumare sigarette e recitare preghiere, canta spesso e ride di continuo. La madre di Pete li ha abbandonati da tempo, non potendo più tollerare la malattia del figlio e dopo avergli consigliato di rivolgersi a un assistente sociale per gestire il futuro del ragazzo... New York. Aver manifestato desideri suicidi di fronte ai medici dell’ospedale psichiatrico in cui è ricoverato gli ha fatto perdere i suoi privilegi e la possibilità di uscire nel fine settimana. Ora gli hanno assegnato Bob come sorvegliante speciale, un palestrato che dichiara di avere ambizioni da sceneggiatore, anche se è consapevole di non essere ricco e famoso come lui... Michigan. Nevica. Ha deciso di accompagnare per la prima volta sua moglie Caroline alla baita di famiglia per il raduno invernale. Il padre e gli altri uomini del gruppo sono a caccia. Non è facile essere lì con lei, vederla muoversi nella stanza, nel posto in cui è stata violentata a diciotto anni. Suo padre non sa nulla o ne morirebbe se sapesse che è stato un suo amico... Iowa. Lance e sua moglie Kirsten sono al verde. Da quando sono fuggiti dal Centro di detenzione hanno fatto ricorso a vari stratagemmi per campare e l’idea della raccolta fondi per i neonati partoriti da madri tossicodipendenti al momento sembra la più fruttuosa... Ramage è uscito dall’ospedale psichiatrico e ha preso una stanza in un albergo. È stato assunto come falegname sul set di un film porno, sono dodici anni che collabora in vari modi con Greenfield...

Charles D’Ambrosio è nato a Seattle nel 1958, ma la vita lo ha condotto a Portland dopo aver vissuto a Chicago, New York e Los Angeles. Ha frequentato l’Oberlin College e l’Iowa Writers Workshop dove in seguito è rimasto a insegnare. Ha pubblicato la raccolta Il suo vero nome nel 1998 e la raccolta Il museo dei pesci morti nel 2006 (che l’anno successivo gli ha fatto vincere il Premio Washington State Book per la narrativa), più due volumi di saggi usciti nel 2004 e nel 2014, i suoi scritti sono apparsi anche su diverse riviste. Negli otto racconti di questo volume l’ambientazione cambia di storia in storia e il lettore si sposta attraverso gli Stati Uniti insieme all’autore. Il luogo non è solo un mero sfondo narrativo, ma un punto di partenza per dare corpo alla ricerca di sé: stanze d’ospedale, strade bagnate dalla pioggia, fattorie, alberghi, spiagge desolate. Uomini e donne che si dibattono in vite difficili, restando in equilibrio tra il desiderio di lasciarsi andare e quello di lottare e andare avanti. Drummond, che ripara macchine da scrivere (di cui D’Ambrosio è appassionato), sogna il ritorno di sua moglie ed è angosciato dal fanatismo religioso del figlio con cui fatica a comunicare; Ramage porta sempre con sé una pistola in attesa di usarla per farla finita, ma i giorni passano e lui resiste a quell’impulso, perché ancora è capace di desiderare qualcosa che lo costringe a rimandare il momento; Tony ama sua moglie Meagan, ma non la capisce e quando lei crolla per un’audizione fallita viene preso dal panico, incapace di dare un senso a quella disperazione che non gli appartiene, ma da cui è indirettamente travolto. Matrimoni dalle fondamenta fragili, rapporti irrisolti tra padri e figli, dipendenze (sesso, soldi, droga) e in particolare la malattia mentale, che affligge i protagonisti in diversi racconti, impedendo loro di mettere a fuoco obiettivi e speranze. D’Ambrosio ha rielaborato a lungo i suoi testi nel corso degli anni, scartando senza rimpianto tutto ciò che non è nelle sue corde. Per dare forma alle sue idee si serve di una macchina da scrivere, di carta e penna o del computer a seconda che si tratti di buttare giù appunti, dialoghi o paragrafi completi. La sua è una ricerca continua, il suo stile incisivo, perfettamente in linea con la realtà di queste esistenze al margine della società, dà vita e concretezza a persone comuni, ferite, confuse, in cerca di equilibrio nell’immensa e fagocitante America.