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Il naufragio

ilnaufragio

Avvertenza degli editori. Il 23 aprile 2022 un’équipe di ricercatori a bordo di una nave di Greenpeace, nel corso di una missione mirata al monitoraggio degli enormi accumuli di spazzatura galleggianti nell’oceano Atlantico, è approdata su un’isola dove, oltre a quello che resta del diario di un naufrago che ha vissuto in completa solitudine per diversi anni, sono stati rinvenuti centinaia di libri, presumibilmente presenti all’interno del container a cui lo sventurato si è aggrappato per sopravvivere a una pericolosa tempesta. Il quaderno, le cui pagine di carta, cartone o plastica seccata, si limitano alla conta dei giorni, senza specificarne la data, è stato fatto pervenire a una casa editrice romana. Dopo aver dato un ordine ai fogli, alcuni dei quali illeggibili o in cattivo stato, il diario è stato diviso in quattro diversi capitoli: le “stagioni esistenziali” che il naufrago italiano ha affrontato durante la sua permanenza sull’isola. Prima stagione. Carne. Giorno 1. Non ricorda dove l’ha sentito dire, ma scrivere può esse utile. Ha trovato una penna e scrive su una busta seccata al sole. L’isola è piena di spazzatura e fa caldo. All’ombra del container è più fresco. Gli fa bene scrivere: sono le sue memorie. Se morirà almeno qualcuno leggerà il suo diario e saprà che è stato su quest’isola. Sempre che la trovino…

Quella narrata nell’originale romanzo di Daniel Albizzati è la vicenda del giovane Vadim, un ragazzo della periferia romana che, solo al mondo — il padre è morto in carcere, la madre è morta quando era ancora piccolo e la zia che lo ha cresciuto è malata terminale, comincia a spacciare, a drogarsi, a buttare migliaia di euro in cocaina, a fare risse, a tatuarsi le braccia e il collo per farsi accettare dal branco, a rubare in casa di prostitute e alla zia ricoverata in ospedale. Dopo aver accoltellato una “guardia”, è stato costretto a scappare per non farsi anni in carcere: ha chiamato l’aggancio che fa arrivare la merce da Civitavecchia ed è partito il giorno seguente con il cargo diretto in Brasile. Poi, l’esplosione che ha fatto incendiare la nave nel mezzo dell’Oceano Atlantico e l’isola su cui è naufragato, sommersa dai rifiuti provenienti da ogni dove: Vadim deve sopravvivere, sostenuto dalla speranza che un’imbarcazione o un aereo di passaggio possa salvarlo, ed è con la scrittura che cerca di mettere ordine nei suoi pensieri e nella sua vita passata. La sua stessa esistenza non può essere separata dal racconto che dà di se stesso. In un secondo tempo, poi, grazie ai libri custoditi nel container che lo ha tratto in salvo, scoprirà anche le peculiarità della lettura, che va oltre il semplice atto del leggere in sé. Non solo imparerà come accendere il fuoco leggendo Il signore delle mosche — alimenta poi le fiamme con Guerra e pace e I promessi sposi —, ma il rapporto del protagonista con il testo, con la parola scritta, diventa scoperta di personaggi tanto simili a lui, trasformazione della realtà e stratagemma che mette a tacere “la voce” della sua tormentata coscienza che, rinfacciandogli i crimini commessi, mette in dubbio il suo diritto a vivere: “I libri sono amici che non ti chiedono niente, solo di ascoltare con gli occhi. Ti insegnano parole, ti insegnano storie, ti fanno provare emozioni. È la prima volta da quando sto sull’isola che mi sento, se non felice, almeno sereno”. Il romanzo è diviso in quattro parti — Carne, Intelletto, Mente e Anima — ciascuna delle quali rappresenta il modo in cui il naufrago affronta la situazione di precarietà e solitudine in cui si trova, ma anche un cambiamento nel lessico e nella struttura delle frasi — le quali, da semplici e infarcite di romanesco dialettale, utilizzano termini sempre più eruditi e imbastiscono ragionamenti complessi e articolati — nonché nella percezione di sé. Con questa lotta su più fronti — contro i rifiuti che invadono l’isola, contro la solitudine, contro l’inquietante mostro della spiaggia, contro la voce nella testa che gli parla, lo tormenta e lo provoca, contro le tentazioni autolesioniste, contro i rimorsi e i rimpianti del passato — Vadim ci insegna che, in condizioni estreme come nell’esistenza più ordinaria, è comunque possibile intraprendere un percorso verso un punto equilibrio con il nostro io interiore più profondo, con gli altri e nel delicato rapporto uomo-natura.