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Il nuotatore

Il nuotatore
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Cosa sarà stato a far scattare nella testa di Neddy Merrill questa strana idea? Se ne stava tranquillo nella piscina dei Westerhazy, con in mano il bicchiere di gin d’ordinanza, quando, improvvisamente, s’è messo a immaginare tutte le piscine della contea, fino a disegnarsi una vera e propria mappa mentale e alla fine ha deciso di tornare a casa a nuoto, tuffandosi di piscina in piscina. Neddy, un uomo vigoroso e snello, benché non più giovane, può farcela benissimo a portare a termine questa bizzarra scommessa con se stesso. All’inizio è divertente, basta scavalcare qualche siepe, infilarsi nel giardino dei vicini, bere un altro bicchiere, fare due chiacchiere e poi tuffarsi, percorrere la piscina fino in fondo, uscire ed entrare in un’altra proprietà. Poi la stanchezza comincia a farsi sentire, il cielo a ingrigirsi, la pioggia ad arrivare. Dalle parole dei vicini scopriamo che Neddy non incarna (più) il prototipo del vincente e fiducioso padre di famiglia americano e che, probabilmente, la sua ridicola impresa non è che il patetico tentativo di non voler accettare una situazione ormai irrimediabilmente compromessa. Quando infatti, fradicio e stremato, l’uomo arriva a casa sua, l’abitazione ha tutta l’aria di essere abbandonata… Nel New Hampshire, invece, tutto procede come sempre, nella splendida tenuta di campagna della signora Garrison. Solo qualche procione a creare un po’ di scompiglio nel giardino, tanto che il giardiniere Nils e Jim, il marito della figlia della signora Garrison, decidono di sistemare delle trappole. Per il resto le domestiche si godono la loro ora di libertà parlottando in cucina, Jim e sua moglie visitano improbabili ruderi sulle colline con la vaga idea di acquistarne uno e la signora Garrison borbotta contro il giardiniere, colpevole, a suo dire, di piantare i fiori nei posti sbagliati. Poi, una sera che pare minacciare tempesta, il giardiniere inveisce contro la signora Garrison, contro la sua vita così straordinariamente facile, contro la sua rispettabilissima mediocrità; ma, in fondo, anche quello è un giorno come tutti gli altri… Anche Jim e Irene Westcott conducono una vita agiata e borghese e, poiché entrambi sono appassionati di musica, decidono di acquistare una nuova radio. L’apparecchio si rivelerà capace di captare le conversazioni delle famiglie vicine, così i due coniugi si appassionano giorno per giorno ai segreti degli altri, finché le brutture altrui avranno nelle loro stesse vite un effetto dirompente…

John Cheever è sicuramente uno degli scrittori di short tales più conosciuti degli Stati Uniti, insieme a Raymond Carver, con il quale ha vissuto per qualche tempo a Yaddo, la colonia di artisti di Saratoga Springs. A leggere questi racconti ambientati negli anni 50 si ritrova il sapore delle vecchie pellicole americane, dove eleganti personaggi si muovevano, perfettamente a proprio agio, in mondi raffinati e alto borghesi. La maestria di Cheever, tuttavia, sta nell’iniettare marciume e veleno sotto la superficie cristallina di certe piscine e certi cieli californiani. La sua prosa è efficace e tagliente, eppure sempre molto misurata, perfetta nel descrivere le vite di personaggi tranquilli e rassicuranti, in realtà solo apparentemente felici. Come scrive Fernanda Pivano nella bella prefazione: “In realtà nei suoi personaggi la serenità era soffocata, la tranquillità repressa, la felicità artificiale, e questo rendeva più commoventi le vicende conformiste dei suoi benestanti delusi, frustrati, dolenti; in realtà della borghesia descriveva i problemi oltre che i costumi in racconti tristi, intrisi di pessimismo e carichi di una disperazione tanto più drammatica quanto più immersa sotto la superficie levigata delle false apparenze.” I tre racconti presenti in questa raccolta fanno parte del volume The Stories of John Cheever, uscito in America nel 1978 e che comprendeva anche i racconti usciti sul New Yorker e che valsero al grande scrittore la conquista del Pulitzer.