
Il terrier di suo fratello Piers sta cercando di allargare l’ingresso di una tana, per infilarcisi dentro. Piers ha da poco finito di lucidare il pelo del cane e di ripulirlo del luridume che l’animale aveva raccolto chissà dove e ora eccolo lì, di nuovo pieno di terra e sporchissimo. Renny Whiteoak lo osserva e sorride, mentre immagina che la tana sia il rifugio di un animale femmina che sicuramente avrà appena partorito dei cuccioli. Ecco perché il cane è a dir poco impazzito: ora si è steso su un fianco, morde la radice di una betulla che sbarra l’accesso alla tana e si getta del terriccio sulla pancia. È una meravigliosa giornata di giugno e Renny sta camminando lungo il sentiero del suo appezzamento. Il pensiero di esserne il proprietario lo riempie di soddisfazione. La sua famiglia prima di lui e ora lui stesso hanno faticato molto e, se i luoghi che in questo momento sta osservando potessero parlare, quante cose avrebbero da raccontare. Da ragazzi, i suoi zii Ernest e Nicholas hanno corso lungo quei sentieri, gli stessi in cui ora si attardano lui e il terrier Biddy. Ecco che l’animale, dopo un’altra serie di corse di qua e di là, riappare sul sentiero, saltellando intorno a un ragazzo alto e slanciato di diciassette anni. Si tratta di Wakefield, il piccolo di casa, il fratello minore di Renny che, proprio in quel momento sta pensando a come fare per pagare Piers per la fornitura invernale di biada. Negli ultimi mesi le cose non sono andate benissimo e Renny è stato costretto a chiedere delle proroghe al fratello. La vista di Wakefield, tuttavia, attenua il cipiglio che è aleggiato sulla sua fronte. I due fratelli si dirigono verso l’allevamento delle volpi, accanto alla casa dei Lebraux, dove vivono Clara – che dopo la morte del marito ha combattuto per evitare la bancarotta e tenere in piedi l’azienda, grazie soprattutto all’aiuto di Renny – e la figlia Pauline …
Nella quarta vicenda della serie dedicata alla famiglia Whiteoak, nata da un’idea della scrittrice canadese Mazo de la Roche, il riflettore indugia soprattutto sulla figura di Renny che, alla morte della nonna, ha preso in mano le redini dell’intera tenuta – e della famiglia – e, pur tra debiti, difficoltà e imprevisti, è diventato il fiero proprietario di una terra che sa ancora donare frutti e soddisfazioni. Ecco perché la decisione altrui di stravolgere l’ordine precostituito – abbattendo, nel caso specifico, alberi secolari di proprietà della famiglia, al solo scopo di allargare la strada – non incontra il favore di Renny, che non ci sta e si impegna affinché tutto resti immutato. Anche la vita privata dell’uomo – un ragazzo nel primo volume della storia e ora quasi cinquantenne – è a un bivio: le discussioni con la moglie sono all’ordine del giorno e parecchie sono pure le incomprensioni legate al rapporto con la figlia, che dalla bisnonna ha ereditato non solo il nome, ma anche il carattere spumeggiante. Anche per il fratello minore Wakefield, l’ultimo della nidiata, la vita ha in serbo drastici cambiamenti, alcuni cercati, altre naturali conseguenze del processo di crescita. Con i nuovi episodi di questa avvincente saga, Mazo de la Roche offre al lettore un ennesimo spaccato di vita comune e allo stesso tempo straordinaria, un intreccio in cui antichi risentimenti e nuovi motivi di conflitto si accavallano e chiedono di essere affrontati. L’autrice, grazie a una scrittura capace di rendere con poche pennellate la natura selvaggia dei luoghi in cui la vicenda è ambientata e dei protagonisti che la vivono, racconta una volta ancora i tradimenti, i dolori, la sottile ironia e i sentimenti più profondi di un vero e proprio clan, nei confronti del quale l’interesse e l’affetto del lettore si fa sempre più profondo.