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Il patto

Il patto

A Luigi Ilardo capita sempre più spesso di ripetere il suo nome in continuazione fino a storpiarne il senso e il suono. Lo ripete ai carabinieri, davanti ai giudici che lo interrogano in un’aula di tribunale e a chiunque glielo chieda. Tra poco però, per molto tempo, non potrà più farlo. Ha maturato infatti la decisione di non essere più un uomo d’onore, uno importante ai vertici della cosiddetta Commissione, ma di collaborare con lo Stato e rinascere quindi con un nome nuovo. Il 31 ottobre 1995, poco prima delle cinque del mattino, si allontana da Catania a bordo del suo fuoristrada Suzuki insieme a uno dei suoi uomini più fidati, e si dirige verso ovest. Attraversa la piana di Catania, supera Caltanissetta e procede alla volta di Palermo. Salvatore Ferro, una sua vecchia conoscenza, lo aspetta alle otto del mattino al bivio di Mezzojuso, sulla superstrada Palermo-Agrigento. Un appuntamento che Ilardo attende da mesi e, proprio per questo motivo, ha chiamato immediatamente un numero di Genova a cui ha risposto il tenente colonnello dei Carabinieri Michele Riccio per informarlo sugli sviluppi. Due sottufficiali dei carabinieri vengono mandati sul posto, abbandonano l’auto civetta e camminano per le campagne di Mezzojuso, in cerca del punto migliore per fotografare senza essere visti. Scatteranno ventuno fotografie in tutto. In una misera casa di campagna tinteggiata di grigio con annesso un ovile, Ilardo incontra un uomo alto un metro e settanta circa, capelli corti di colore castano tendenti al rossiccio e al bianco e fortemente stempiato. Lo chiama amichevolmente “zio Binu”. Quest’uomo, all’apparenza insignificante, è Bernardo Provenzano, il fantasma. Luigi Ilardo, da infiltrato dei carabinieri con il nome in codice “Oriente”, è riuscito a scoprirne il covo dell’ultima latitanza...

Questo libro, uscito per la prima volta nel 2010 e ripubblicato da Chiarelettere dopo dodici anni in una nuova edizione aggiornata corredata da un ampio saggio introduttivo di Sigfrido Ranucci, racconta la storia dell’uomo di mafia Luigi Ilardo. Ilardo rappresenta un unicum nella storia di Cosa Nostra perché è stato il primo infiltrato interno nella sua stessa organizzazione. Un uomo d’onore al servizio dello Stato negli anni delle stragi e all’inizio della Seconda repubblica. Già a partire dal 1993 ha rivelato l’esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia e lo ha fatto mentre questo processo era in mutevole divenire, fornendo quindi informazioni vitali agli investigatori. Ilardo rivela che dietro le stragi e gli omicidi eccellenti non troviamo solo i mafiosi ma anche i servizi segreti, la massoneria deviata e la destra eversiva. Il patto è scritto con il rigore di un reportage, scritto da due penne esperte in inchieste scottanti del calibro di Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci, ma che si legge come un romanzo. Una vicenda che ha segnato uno dei capitoli più oscuri della storia italiana recente. Sembra un film, ma è una storia vera.