
Burundi, 1983. Il bambino dorme nella capanna della sua famiglia, accovacciato accanto alla mamma. A svegliarlo un colpo secco, un urlo interrotto, un rantolo seguito da uno scalpiccio. Si stringe al corpo della mamma e si riaddormenta profondamente. Al mattino lo svegliano le urla inorridite della mamma: è coperto di sangue e lei cerca di capire se è vivo. Ma il sangue non è suo: è gocciolato giù da una fessura sul tetto, dove trovano il padre senza vita, la gola tagliata da un profondo squarcio di machete. Quando finalmente alcuni uomini depongono il suo corpo a terra, sopra la stuoia che da vivo gli faceva da letto, lui lo guarda inebetito, senza provare niente. Dopo la morte del padre, la madre ancora giovane e bella inizia ad essere corteggiata da altri uomini. Uno in particolare, ancora scapolo, le piace e la vuole come prima sposa ma non vuole allevare il figlio di un altro. Così il bambino, che ha non più di sette otto anni, decide di scappare di casa per permetterle di rifarsi una vita… Italia, 2017. Giona è uno stimato chirurgo nell’ospedale in cui lavora, in una città del Nord Italia. Passa quasi tutto il suo tempo nel reparto di chirurgia d’urgenza: il lavoro è il suo modo per provare a dimenticare quel passato che non riesce a lasciarsi alle spalle. Refrattario ai sentimenti e agli affetti, passa da una storia all’altra senza legarsi e questo l’ha fatto allontanare dalla madre che non approva la sua vita “dissoluta” e da fratelli e sorelle che gli rimproverano la durezza nei confronti di colei che l’ha cresciuto. Ma alla telefonata in piena notte della madre che gli chiede aiuto, Giona non si tira indietro e si precipita a casa sua. Qui conosce Jean, un bambino burundese, che ha bisogno di essere ricoverato per un’appendicite. Conoscendo Jean, Giona rivive la propria infanzia, prima dell’arrivo in Italia, e sente di nuovo il desiderio di tornare nella sua terra natale
Maria Zamolo - friulana docente di lettere in pensione - ha vissuto dal 1976 al 1979 in Burundi accanto al marito Mario Bortolotti, medico chirurgo volontario, in un ospedale missionario. Il piccolo re di un uomo è il suo cuore - suo romanzo di esordio - trae il nome da un proverbio kirundi (lingua parlata in Burundi) e vuole essere sia un omaggio al marito scomparso nel 2017 che un modo per dare voce ai temi dell’accettazione dell’altro, della solidarietà, dell’amore e della possibile rinascita. La trama di fantasia di questo romanzo è intrisa di avvenimenti autobiografici: ”Quasi tutti gli episodi della mia storia sono veri: li ho sentiti raccontare da testimoni oculari o li ho visti mentre avvenivano”; a far loro da cornice gli intensi profumi dell’Africa, i suoi paesaggi lussureggianti, i colori abbacinanti e tante informazioni sulla cultura e sulle tradizioni di un paese fra i più poveri al mondo. Protagonisti l’adulto Giona ed il bambino Jean. L’incontro con Jean spinge Giona ad aprire il suo cuore e a ricordare - attraverso una serie di ben dosati flashback - la sua infanzia nella terra che non vede da oltre trent’anni ma a cui, nonostante ciò, sente di appartenere. Tra i due si instaura subito un legame profondo: insieme troveranno il modo di riconciliarsi con le esperienze dolorose che li hanno portati ad incontrarsi e di affrontare con rinnovata fiducia le nuove sfide della vita. Un romanzo d’esordio che con scrittura schietta, curata, dal forte impatto evocativo racconta al lettore un pezzo di vita dell’autrice e l’Africa attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta, è entrato a contatto con la popolazione locale e le ha teso la mano. Insomma dà voce a un mondo che spesso non ne ha e offre l’occasione per fermarsi a riflettere.