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Il ponte dei cadaveri

Il ponte dei cadaveri

L’ex ispettore capo Roberta Steel sta inseguendo ‒ con l’aiuto del suo semi-imbranato collega “Ciuffo” ‒ due taccheggiatori adolescenti in un centro commerciale e tra cadute rocambolesche e bestemmie riesce ad acciuffarne uno e portarlo in centrale. I due ragazzini hanno messo a punto tanti “colpi” nelle ultime settimane e recuperare parte della refurtiva dovrebbe essere considerato un successo alla stregua di fermare per sempre un molestatore seriale che continua a perpetrare atti osceni nei giardini delle vilette di periferia cittadine, sconvolgendo e non poco le casalinghe della zona. E invece no. Perché il chiodo fisso del declassato agente Steel rimane sempre Jack Wallace, il pericoloso criminale che Roberta aveva cercato di assicurare alla giustizia per sempre tempo addietro, riuscendo, però, solo a farsi condannare lei per prima, per inquinamento di prove, e a far rilasciare il sospettato numero uno. Pertanto, i piccoli casi insignificanti che le affibbiano, insieme alla sua squadra di “perdenti”, hanno il solo scopo di tenerla lontana da Wallace e dalla sua ossessione di incastrarlo una volta per tutte. E non basta. Con l’uomo, tornato in libertà, sono riprese le terribili aggressioni alle donne della città. Roberta, allora, si impegna in ogni modo a convincere i suoi superiori della colpevolezza di Wallace e del suo coinvolgimento dietro i nuovi fatti criminali e magari a farsi riassegnare il caso ma loro continuano a trattarla da pazza ossessiva e la minacciano di deferirla ai Servizi interni. Ma allora chi c’è davvero dietro le nuove aggressioni alle donne della città e l’agente Steel è realmente fuori pista?

 

 

“La Steel fisso i due, Poi si fece schioccare le nocche. Avete una sola possibilità di rispondere a questa domanda, dopodiché vi prenderò a calci in culo”. Stuart MacBride è brillante e leggere i suoi libri è una vera esperienza. Non c’è cupezza né goticità nella sua scrittura, ma armonia e leggerezza e questo permette quel piacere della lettura che tutti gli appassionati di libri alla fine ricercano anche e soprattutto in una crime story dove scoprire chi è il colpevole è sempre meno importante che godersi la narrazione che porta alla soluzione del mistero. Il ponte dei cadaveri segna anche una pausa autoriale dal suo personaggio feticcio, il sergente Logan McRae, così amato e vezzeggiato dai suoi lettori fin dalla sua comparsa nel 2005. In compenso, non solo ci sono tutti gli altri personaggi che i lettori di MacBride conoscono bene, ma c’è soprattutto Roberta Steel che è quanto di più coraggioso un autore scozzese potesse creare nei suoi lavori. Aggressiva, sempre molto poco elegante, lesbica dichiarata e assolutamente indifferente a ogni regola del suo ruolo. Ma indubbiamente vincente. Perché non si può non amarla e non si può non sorridere per tutte le sue buffonate. Questo, però, è proprio il segreto del successo di un romanzo come Il ponte dei cadaveri, in cui si sorride nonostante la serialità dei crimini raccontati. Forse l’unica pecca sono quelle parti un po’ “più spinte” che l’autore non risparmia e che un po’ distraggono e compromettono il ritmo della lettura. Per il resto MacBride resta bravissimo in tutto, dalla descrizione delle location ai tic dei personaggi fino alla costruzione del finale. E se si pensa che i nuovi lavori dell’autore non saranno disponibili in Italia ancora per molto sarà bene ingannare l’attesa con quello che abbiamo per le mani.