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Il prigioniero dell’interno 7

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Il quarantenne Vittorio fatica a concentrarsi sul corsivo da inviare al giornale. Quotidianamente ne deve trovare uno: ironico, insolito, dubbioso, speranzoso. Ne ha poca voglia, le giornate scorrono anonime sul divano, mentre fuori come novelli patrioti risorgimentali, persone cantano dai balconi l’inno nazionale ma poi via via scendono fino al più insulso karaoke. Antonietta, la signora delle pulizie, in silenzio lavora: è con lui da tanti anni, ma da domani, causa pandemia, è meglio che non venga per un po’. Sono ottanta i metri quadrati del suo lockdown, così chiamano i giornalisti lo stare forzatamente in casa, chissà perché detto in inglese appare meno brutto. L’ironia cinica - a volte caustica - è la cifra di Vittorio e dei suoi articoli. Questo a volte lo caccia nei guai, come con il Banco Meneghino che lo ha querelato per un suo articolo o con l’aspra diatriba con Umberto, un famoso scrittore che pubblica per la sua stessa casa editrice. Vittorio non vuole essere coinvolto in niente: né cose, né persone, beatamente barricato in casa con la prorompente compagnia di Floriana, la sua quasi fidanzata. Questo vivere accartocciato, con la spesa consegnata a domicilio, non potrà continuare molto per Vittorio. A turbare il suo isolamento c’è sua madre, che trova ogni modo, anche il più fantasioso, per farlo sentire in colpa per non andarla a trovare, per lasciarla sola in balia della badante, perché potrebbe morire senza salutarla. Infine, c’è Gloria, la veterinaria autonominatasi crocerossina del condominio, che lo tirerà fuori di casa e gli farà conoscere il piccolo e variegato mondo dei suoi vicini. A questo richiamo un Vittorio recalcitrante come risponderà?

«Continuare a cercare il lato comico della vita è una forma di resistenza» è scritto sulla copertina del romanzo di Marco Presta Il prigioniero dell’interno 7, ed è quasi un incitamento a non mollare e a vedere il bicchiere mezzo pieno. Raccontare una storia ha una grande forza evocativa per il lettore che la immagina, riconoscendo atteggiamenti e comportamenti che la stragrande maggioranza di noi ha avuto durante il lockdown del 2020. Infatti, questa è la storia di una prigionia volontaria e violabile con grande facilità. Esilarante è la signora dell’ultimo piano che “affitta” il suo vecchio pointer inglese Jack ai condomini per portarlo fuori a passeggiare. Vittorio però inizia a non desiderare di uscire, chiuso nel suo microcosmo di ottanta metri quadrati. È un uomo al balcone, si limita a guardare il mondo, vuoi per indole che per lavoro, è un corsivista satirico di un importante quotidiano. Malgrado questo, si ritrova ad essere un punto di riferimento per il suo condominio. Tirato in ballo da Gloria, prova ad uscire verso gli altri e a interessarsi dei suoi vicini. Interviene così in delle situazioni personali: l’architetto Amedeo che perde la memoria, il barista affranto Bruno e il brutto rapporto con sua moglie, l’acida e sola signora Cantarutti. Presta racconta in chiave di commedia, con la giusta distanza temporale, un qualcosa di molto serio che ci è capitato e lo fa in modo verosimile. L’ironia e l’autoironia permettono un’analisi più precisa. L’umorismo è un punto di vista serissimo e abbastanza attendibile se scritto come fa Marco Presta. C’era, in quel periodo, il bisogno di sentirsi vivi pur rimanendo in casa, ricorrendo: alla ginnastica, a fare il pane, a riordinare, a fare giardinaggio, ma non per Vittorio che continua a non fare niente. Se non fosse per Floriana vagherebbe tranquillamente tra piatti sporchi e disordine. L’idea di partenza del romanzo è quella di una persona costretta in casa e che piano piano comincia ad atrofizzare la sua socialità. Ha quasi paura di uscire. In casa lui ha tutto e non ha bisogno di null’altro. Il suo non riuscire a varcare il portone di casa è una sorta di difesa dal mondo e dai condomini, è un fatto comico e tragico al tempo stesso. Il libro è dedicato anche allo scomparso Enrico Vaime, maestro e amico di Presta, e la sua presenza nel romanzo la troviamo in Vittorio, con quella sua punta di cinismo propria dei grandi romantici. È come una forma di difesa. I personaggi intorno a Vittorio sono persone vere, a tutto tondo, quasi potessero essere i nostri vicini di casa. Il vocabolario che usa Marco Presta è ampio e raffinato, come sempre una grande qualità linguistica lo contraddistingue sia in radio che nelle pagine scritte. Ottima è la capacità di tenere il ritmo del romanzo, specie nelle parti più comiche. Una dote rara.

LEGGI L’INTERVISTA A MARCO PRESTA