
Una leggenda vuole che la casa più antica di un piccolo paese sia stata un tempo la dimora di un poeta conosciuto come il Principe De L’Autremond. Nessun abitante del posto ha più risieduto là dopo la sua scomparsa e i forestieri che vi hanno soggiornato hanno perso la ragione. Chiunque decidesse di risiedere in quella casa ha però il privilegio di essere mantenuto dagli abitanti stessi che insieme ai libri danno in dotazione ai nuovi residenti anche gli abiti dei diversi poeti letti. Il piccolo Francesco e il nonno Ispirato sono gli ultimi ‘coraggiosi’ inquilini che sin dalle prime ore del mattino si dedicano ad una giornata interamente dedicata alla lettura, dalla preghiera della pagina all’improvvisazione poetica, dalla scoperta dei classici all’irrinunciabile lettura serale insieme. Come è logico intuire, per la diffusa paura che solo avvicinarsi alla casa possa far perdere il senno, Francesco si è abituato a giocare da solo e a trascorrere in compagnia di se stesso la maggior parte del tempo - senza mai abbandonare la Terra dei Poeti. Un giorno però, spinto dalla voglia di andare a vedere da vicino il Castello che vede solo dalla finestra della sua cameretta, si incammina lungo via dei Poeti fino ad arrivare sotto le mura del Castello, protette da folti arbusti pieni di pruni. Le difficoltà iniziali non fanno certo scoraggiare il piccolo Francesco che riesce a scorgere un buco nel muro: immaginate la sorpresa una volta guardato attraverso, quando incontra lo sguardo di una bambina…
Una favola senza tempo quella che ci propone Claudio Bertolaccini, non nuovo ad una scrittura che nella sua semplicità nasconde simboli e rimandi (La leggenda dell’ultimo predicatore del 2000, L’assegno a vuoto del 2007); una storia ‘ridente’ - aggettivo che l'autore ama usare - che mette il sorriso nel cuore, ma fa correre la mente. Un libro atipico, che richiama alla memoria senza imitarlo Il piccolo principe, intriso di buonumore e di sogni, benzina necessaria a far muovere il mondo. Un inno alla fedeltà a se stessi alle cose in cui si crede, ai desideri del cuore che porta ad un’apertura agli altri, ad un modo diverso di rapportarsi al mondo. "Proprio l’essere amico di sé e del mondo", dice l’autore, "fa del protagonista di quest’opera un bambino ridente, che attraversa la vita con il cuore intatto. E i sogni sempre accesi; e alla fine può ben dire a se stesso: mi sono realizzato senza aver offeso nessuno”.
Una favola senza tempo quella che ci propone Claudio Bertolaccini, non nuovo ad una scrittura che nella sua semplicità nasconde simboli e rimandi (La leggenda dell’ultimo predicatore del 2000, L’assegno a vuoto del 2007); una storia ‘ridente’ - aggettivo che l'autore ama usare - che mette il sorriso nel cuore, ma fa correre la mente. Un libro atipico, che richiama alla memoria senza imitarlo Il piccolo principe, intriso di buonumore e di sogni, benzina necessaria a far muovere il mondo. Un inno alla fedeltà a se stessi alle cose in cui si crede, ai desideri del cuore che porta ad un’apertura agli altri, ad un modo diverso di rapportarsi al mondo. "Proprio l’essere amico di sé e del mondo", dice l’autore, "fa del protagonista di quest’opera un bambino ridente, che attraversa la vita con il cuore intatto. E i sogni sempre accesi; e alla fine può ben dire a se stesso: mi sono realizzato senza aver offeso nessuno”.