Salta al contenuto principale

Il re dell’Avana

Cuba, primi anni ’90. È sempre stata un po’ tonta e un po’ sbandata. Ora che ha perso il lavoro come donna delle pulizie non ha trovato di meglio da fare che comprare un maiale, qualche pollo e qualche piccione e schiaffarli in gabbie di fortuna in un angolo della terrazza del palazzo in cui vive. La donna, i suoi figli di 13 e 14 anni Reynaldo e Nelson e la nonna ormai demente un po’ li mangiano, un po’ li vendono per tirare avanti. La puzza di sterco è agghiacciante, con loro vivono anche cinque cani raccolti per strada. Quando manca l’acqua – e manca spesso, a volte per giorni e giorni – spedisce a male parole i ragazzi a riempire i secchi in strada, quattro piani più in giù. Intanto lei si fuma una sigaretta e guarda la città, ripensando con rimpianto a quando era giovane e gli uomini le chiedevano di scopare o di succhiarglielo. Lei diceva quasi sempre sì, persino gratis. Uno di loro sembrava quasi essersi innamorato, la veniva a trovare spesso, ma alla nascita del secondo figlio suo è sparito. Rey e Nelson sono cresciuti in strada, forti e cattivi: rubano, picchiano, brigano e così mantengono nonna e madre. “Ma lei continuava a sgridarli, gridando come una pazza. Li umiliava. Li offendeva. Anche se entrambi ormai avevano i peli all’inguine e sul culo, l’uccello grosso, le ascelle pelose e il forte odore di sudore degli uomini”. I ragazzi si ammazzano di seghe sbirciando la figlia della vicina, una jinetera che va in giro per casa mezza nuda: esasperata, la madre una mattina sbotta e comincia a insultare lei e loro. Nelson non ci vede più e la spintona. La testa della donna si conficca su un ferro sporgente. Il ragazzo, sconvolto e pentito, si getta seduta stante dal quarto piano. La nonna, di fronte a tale orrore, si accascia e muore in silenzio. Rey ha ancora l’uccello in mano e non può credere che la sua famiglia sia stata sterminata in pochi attimi...
Travolgente e sensualissimo, questo romanzo di formazione. Il protagonista è un adolescente disadattato e povero che dalla galera alle strade de L’Avana tempra la sua alienazione e la sua sessualità scavando nel degrado e nella povertà, armato solo della sua faccia tosta e del suo membro possente. Gutiérrez alterna vaudeville e grand guignol su bellissimi scorci cubani senza soluzione di continuità, mantenendo sempre comunque altissimo il tasso erotico. La storia d’amore tra Ray e Magda è struggente e lercia allo stesso tempo (e non solo perché i due amanti non si lavano mai, puzzano e sono regolarmente pieni di piattole o perché passano le giornate a fare sesso “in tutti i buchi possibili”) e il finale è da brividi. Di orrore.