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Il rimorso

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Roma, ottobre 1961. Francesca scrive una prima lettera a Isabella il 9 del mese. Le chiede di accettare un incarico che, anche se le due non si sentono ormai da anni, sente di poter affidare soltanto a lei. Per il momento, nella prima missiva, non le spiega di cosa si tratti. Le chiede solo di risponderle in tutta franchezza, dopo aver deciso se intende aiutarla o meno. A Francesca duole turbare la pace dell’amica, ma ritiene sia l’unica strada percorribile. Il giorno successivo, Isabella risponde manifestando tutta la sua gioia nel sentire l’amica di cui da tanto ha perso le tracce. Tale gioia, però, è offuscata dalla preoccupazione che le parole dell’amica hanno acceso in lei. Ci sono forse problemi con il marito Guglielmo? O preoccupazioni di natura economica? Non importa. Tutto è risolvibile e nulla, secondo Isabella, potrà mai essere tanto grave come la prova che l’amica già è stata costretta a superare: la morte del figlio, il caro Lionello. In ogni caso, la donna si dice assolutamente disposta a dare una mano a Francesca, anche se le suggerisce di rivolgersi anche all’Essere al quale andrebbero offerte le pene di ciascun uomo. Purtroppo, però, Isabella sa bene che Francesca dimentichi spesso l’importanza della fede, e che rammentarglielo sia assolutamente inutile. Isabella conclude la sua missiva ricordando all’amica che le due si vogliono bene, anche se sono diverse e Francesca, di tanto in tanto, decide di fare il vuoto intorno a sé e tenta di liberarsi del suo affetto. Non c’è mai riuscita e neppure il lungo silenzio degli ultimi tempi ha scoraggiato Isabella. Quando Francesca, ricevuto il consenso da parte dell’amica, si accinge a scriverle di nuovo, le confessa un tradimento. Il suo. L’uomo si chiama Matteo. Guglielmo non lo conosce e non ne ha mai sentito parlare. Amici e domestici non sospettano nulla. L’ampia libertà di cui Francesca gode le ha permesso di muoversi sempre in estrema tranquillità, senza essere costretta a ricorrere ad alcun aiuto…

Dopo un lungo periodo di silenzio, Francesca – anticonformista, critica verso tutto e tutti e molto aperta al nuovo e anche al rischio – si riaffaccia nella vita di Isabella – decisamente più chiusa, conformista, governata da un profondo senso del dovere – e lo fa con l’impetuosità che da sempre la caratterizza e la distingue dall’amica d’infanzia. Francesca rivela a Isabella la storia del suo tradimento. L’amante è Matteo, un architetto dal carattere niente affatto semplice. Lo snodo principale del romanzo di Alba De Céspedes – scrittrice italocubana, partigiana della Resistenza romana e artefice dello sviluppo letterario dell’Italia del dopoguerra, attraverso la stesura di romanzi, caratterizzati da una meticolosa ricerca stilistica, che raccontano gli aspetti salienti del sociale – ruota intorno a questi due personaggi, cui si affianca la storia di Gerardo, che racconta, attraverso le pagine del suo diario, il desiderio di lasciare l’impiego di inviato nel giornale diretto dal marito di Francesca, per dedicare tutto il suo tempo alla passione che da sempre coltiva: la scrittura. In entrambe le situazioni, quindi, siamo di fronte a figure lacerate dal senso di colpa e dal rimorso. La de Céspedes, in quello che fin da subito appare come uno dei romanzi più complessi della sua produzione, si avvale di una prima persona narrante e di una scrittura diaristica, per mostrare in maniera più completa la personalità e i conflitti dei protagonisti: insoddisfazione, infelicità, difficoltà a costruirsi un futuro fondato sulla libertà, quella libertà che la Resistenza e la fine della guerra impone. Il rimorso diventa il trait-d ’union tra Francesca e Gerardo, entrambi consapevoli di non essere in grado di affrancarsi dalle convenzioni del vivere sociale, che non tiene conto delle individualità ma spinge ad adeguarsi a un conformismo che finisce per diventare soffocante. Dall’altra parte, poi, anche ogni forma di pentimento sembra dettata esclusivamente dall’abitudine e perde, quindi, il suo significato più profondo. Con una scrittura attenta e un linguaggio che attinge dal quotidiano, la De Céspedes offre al lettore un ennesimo testo estremamente interessante, che si serve di uno stile evocativo e intenso per sottolineare come la colpa sia sempre alla base di ogni tipo di rapporto tra gli esseri umani.