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Il ritorno del vecchio sporcaccione

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Lunedì pomeriggio è il giorno in cui Hank ha il turno per vedere la sua piccola di sette anni. Per fortuna il dopo sbronza non è stato pesante, così può raggiungere Santa Monica in uno stato di relativa tranquillità. La madre di sua figlia abita in un monolocale non ammobiliato nella comunità di Synanon ed è la classica tipa che deve necessariamente far parte sempre di qualche associazione per sentirsi viva e impegnata. Insomma con la donna e la bambina si dirigono da Cindy, un’amichetta di colore di sua figlia. La mamma di Cindy è bianca, grassa, sofferente d’asma e allettata. Il padre non c’è visto che si sta disintossicando e lavora in una stazione di servizio. Le due amichette giocano per un po’, poi Vicky si si fa accompagnare da Hank in macchina e lascia Louise in compagnia di suo papà. Il vento gelido e tagliente della costa si fa sentire. Hank e Louise dopo aver mangiato un boccone raggiungono la spiaggia e mentre la piccola è intenta a costruire il suo castello di sabbia Hank vede due uomini dirigersi pericolosamente verso un povero cristo intento a raccogliere qualcosa dalla spiaggia… Ci sono questi incontri di pugilato all’Olympic e Bukowski quella sera ha deciso di portarci Patricia. Sono a poche file dal ring e si scolano parecchie birre prima che i pugili dilettanti aprano la serata coi loro incontri. Così quando arrivano i combattimenti da sei riprese e poi quelli da dieci, l’atmosfera è già bella rovente. I due bevono, scommettono e urlano per tutta la serata, poi una volta in macchina iniziano a litigare, finché la donna non lo scarica davanti casa sua. C’è un bottiglione di Grand-Dad in frigo e a lui viene in mente che in città c’è una donna fissata con la biografia di Virginia Woolf. Non tutti passano le giornate a Los Angeles leggendo la biografia di Virginia Woolf, così lui decide di andare a fare un ripasso da Nina. La donna è in casa e attacca subito a raccontare della drammatica vita della scrittrice, poi Bukowski decide di andare a prendere un po’ da bere per proseguire la serata. Ma al suo ritorno vede la macchina di Patricia davanti casa della donna, e lei non appena lo scorge schizza fuori dall’auto e gli si scaglia contro...

Ideale prosecuzione del più noto Taccuino di un vecchio sporcaccione, questa raccolta di racconti, ci restituisce il solito lucido, disincantato, ironico Bukowski, scrittore capace come pochi con la consueta cinica amarezza di fotografare l’alienazione, la solitudine, lo spleen dell’essere umano, di dare voce allo sterminato esercito di zombie che popolano una Los Angeles sudicia e spettrale, lobotomizzati da un sistema che senza speranza li stritola e annienta. I suoi personaggi sono misfits senza sogni, senza fede, automi che hanno perso da tempo la bussola, il loro centro di gravità permanente, spesso derelitti ai margini della società, incapaci anche solo di pensare di ribellarsi al proprio quasi sempre avverso destino e che anzi da esso hanno deciso di farsi semplicemente travolgere. C’è in queste pagine tutta la lucida disperazione di una certa America, che con le sue contraddizioni, le sue esagerazioni schiaccia i più deboli - di cui Bukowski si fa cantore, facendo egli stesso parte della categoria - regalandoci così sprazzi di crudo e schietto realismo annaffiato però da litri di alcool e momenti di assoluta dolorosa, disarmante e disillusa dolcezza.