
Il 23 del mese di aprile del 1983 Marco, ancora bambino, viene costretto ad assistere, per volere del nonno e del padre, alla visione infernale di una colata lavica che ingoia lentamente la piccola casa di famiglia, offerta al vulcano come un sacrificio alla Montagna. Un tributo che il ragazzo non comprende, tanto che anche da grande costruirà la sua vita e la sua attività lavorativa attorno alla ricerca di un risarcimento da parte della lava divoratrice, fondando un’azienda che trasforma la pietra lavica in un prodotto da vendere. Ma né il tempo presente né il vulcano gli riconoscono il dovuto. La morte dell’amico e vicino di casa Alberto e la crisi economica che mette in difficoltà la ditta lo stanno mettendo con le spalle al muro. Paola Veltrami, invece, è una docente di letteratura con la passione per gli studi economici, passione sfociata in una pagina Facebook chiamata “Economia Umana” che, sorprendendo lei stessa per prima, cresce giorno dopo giorno in maniera esponenziale, accogliendo sempre nuovi iscritti. Ma anche per Paola la vita non è facile. Dopo la morte del marito, il conflitto con la figlia depressa si acuisce. L’anno sabbatico non è servito ad avvicinarle, anzi, le tensioni sono aumentate e anche il rettore e gli altri docenti sembrano schernirla quando si affronta l’argomento “Economia Umana”. Anche lei, forse, cerca un risarcimento che però non le viene mai concesso. Paola e Marco sono due persone chiuse in un angolo e che non si conoscono, ma che troveranno un punto di incontro presso il minuscolo laboratorio di Don Vito, intagliatore di piccoli oggetti d’arte ricavati dalla lava...
“La fatica e il dolore, diceva, sono sacri: non bisogna ostentarli per nessuna ragione”. Questo pensiero sembra guidare lo spirito di tutti i protagonisti di questa storia, che se ne vanno, o escono di scena, in solitudine, senza visibilità, rispettosi del proprio dolore. Marco è un uomo che forse non è mai cresciuto, oppure lo ha fatto ma come una pianta vissuta quasi sempre all’ombra. Nel suo caso, all’ombra di un vulcano e dentro l’ombra di un fantasma che pare seguirlo ovunque, restando però sfuggente e visibile solo per qualche attimo. Paola invece viene considerata fredda come il ghiaccio. Non da estranei, ma dalla figlia stessa. “Pensi ai grandi progetti, ma non riesci ad aiutare chi ti sta accanto”. Vero, si dirà, nemmeno lei stessa riesce ad aiutarsi. Un atteggiamento il suo che, a differenza di Marco, non genera però nel lettore molta empatia e compassione, nonostante si comprenda quanto dura deve essere stata la vita per lei. C’è qualcosa di storto nel suo atteggiamento, qualcosa di strano che le rende pietà e non la fa amare. Un’alchimia che stona. Affascina invece il rapporto dei due protagonisti con l’altra dimensione, quella dei trapassati che ancora restano con noi, accanto a noi, sfiorandoci e tentando, forse tristi per questo, un contatto che non riesce appieno magari proprio perché non può e non deve esserci. I fantasmi che appaiono e scompaiono sono vere e proprie ombre, percezioni che portano al romanzo, presentato al Premio Strega 2022 da Maria Rosa Cutrufelli, un realismo magico e che donano qualcosa alla storia. La Montagna poi, l’Etna, il vulcano femmina, è un punto fermo. Si comprende come l’autore lo senta appieno nel suo intimo, tanto da trasformarlo in un vero e proprio personaggio.