
Giuseppe Spitoni ha diciannove anni ed è stato arruolato nel Diciottesimo Fanteria come milioni di altri giovani. Nel gennaio del 1917 entra in contatto per la prima volta con la vita militare e in caserma incontra alcuni paesani di Massa Martana, anche anziani richiamati alle armi. Tra questi c’è Ciccarelli, un uomo sulla cinquantina, stempiato e con solchi profondi sulla fronte bassa, che appena lo vede lo abbraccia forte piangendo. Peppe non sa spiegarsi quel pianto, si chiede se è dovuto al fatto di averlo incontrato o se invece è dispiaciuto di dover lasciare la sua famiglia, il lavoro, le bestie. Di sicuro nella mente dell’uomo aleggia il pensiero di non poter più tornare a casa dalla guerra. Anche Peppe ha dovuto lasciare la casa, i genitori, i fratelli e le sorelle e gli tornano in mente le parole di incoraggiamento dei suoi vecchi in quella camerata fredda e buia. Il giorno dopo è per la prima su un treno e la sua attenzione viene catturata dalle distese di campi con i filari allineati, dagli ulivi secolari, dal marrone dei terreni arati. Gli sembra di osservare dei dipinti e mentre la ferrovia segue lo zig-zag del fiume Pescara nota quanto gli scenari cambiano in modo repentino. Arrivato al reggimento di Chieti scalo, stanco e indolenzito, dopo un rapido appello con l’intera compagnia inizia a salire la collina. Dopo mezz’ora di marcia ecco la città di Chieti, deserta e malinconica. Alla caserma di Santa Maria trova compagni di leva provenienti da varie parti d’Italia, facce sconosciute con i loro accenti di provenienza. Ricevute le divise si comincia a fare sul serio con i duri addestramenti e l’uso delle armi. In prossimità di un centro abitato Giuseppe assiste per la prima volta ad un bombardamento con tutto il carico di terrore e morte. In un attimo realizza che si può morire senza nemmeno salutare i propri cari, senza aver la possibilità di abbracciare nessuno…
Il sapore delle sorbe parla di storie vissute dalla famiglia della Proietti: il racconto che lei ricostruisce, e liberamente costruisce, viene da lontano e nello stesso tempo da molto vicino, perché a parlarci è il nonno di Claudio, il marito dell’autrice. Suddiviso in due parti, narra nella prima le vicende del protagonista in trincea e nella seconda è Gianna, la figlia di Peppe, a raccontare la storia di una famiglia italiana fino agli anni dopo la Seconda Guerra Mondiale. Gli anni della fame, della paura e dell’incertezza di una bambina costretta a diventare grande all’interno di una narrazione che ha cuore la descrizione delle difficoltà ma anche della speranza della ripresa. L’autrice, Cinzia M. Adriana Proietti, che ama esprimere l’arte in tutte le sue forme (è musicista, cantante lirica, pittrice, poetessa, scrittrice) in questa saga familiare racconta il mondo degli umili con tutte le ingenuità ma anche con la loro profonda umanità. La storia di tanti che hanno dovuto combattere e di quelli che invece hanno dovuto ricostruire. Durante tutto il racconto le pagine scritte diventavano immagini vivide quasi sequenze di un film all’italiana, un bel film in bianco e nero del tipo Roma città aperta, La ciociara e altri stupendi capolavori del Neorealismo.