
Galle, Sri Lanka, dicembre 1935. Louisa Reeve è la figlia di Jonathan Hardcastle, un mercante di pietre preziose che si occupa anche del taglio e della lucidatura dei preziosi ed è sposata con Elliot, dipendente del padre, un passato da giocatore d’azzardo (motivo per cui non riscuote tutta la simpatia del suocero), un’aspirazione (come quella di Louisa) di diventare genitore, dopo Julia, la loro figlia nata morta. Elliot è spesso fuori casa, va a Cinnamon Hills, piantagione di cannella a circa trenta chilometri da Galle, dove dice di aver investito un po’ di soldi. In questo periodo natalizio in casa c’è anche Irene, la mamma di Elliot che mette la bocca ovunque ed è sempre schierata dalla parte del figlio. Quel giorno mentre sono tutti a pranzo insieme, Elliot dichiara di aver acquistato una vecchia tipografia. Vorrebbe allestirla come una grande gioielleria ed emporio di spezie. Il suocero non approva: “Siamo mercanti di pietre preziose!”. Oltretutto il settore delle gemme è in crisi, a causa delle imitazioni che stanno invadendo il mercato, nonostante lo Sri Lanka continui a essere chiamato Serendip, un’isola delle gemme... Elliot è irritato, soprattutto dopo le domande specifiche della moglie che ha sempre presente lo spettro delle “corse dei cavalli”. Dice che gli affari con le spezie sono andati molto bene e quindi con i primi soldi guadagnati ha pagato un acconto. Soltanto che ora è a corto di soldi, ma “è solo una mancanza temporanea di liquidità”, altri pagamenti stanno per arrivare. Lei è scettica, ma poi cede e decide di vendere alcune sue azioni per aiutare il marito nell’impresa, anzi, addirittura lui la porta alla tipografia per cominciare a fare progetti e sognare la loro prossima attività...
C’è poco qui sulle pietre preziose, sul loro taglio e il loro commercio, a dispetto del titolo del libro: ma c’è invece moltissimo sui sentimenti umani, sentimenti che forse in pochi provano nella vita. Dover fare i conti con un marito fedifrago, chiacchierato da tutti per le sue innumerevoli amanti e addirittura con un figlio illegittimo lasciato a vivere nella foresta a ridosso di una profumatissima piantagione di cannella non è proprio quello che ci si aspetta dalla vita. C’è da chiedersi, quindi, in quanti saremmo in grado di reagire come fa Louisa, anche se a giustificazione di tutto, forse, c’è anche la presenza di un uomo attraente e schivo, bello e intelligente, dai modi gentili, come Leo. I colpi di scena non mancano ed essendoci poi di mezzo anche gli zaffiri (la cui presenza non è ingombrante, ma in sottofondo e comunque pur sempre tangibile), non manca neppure la malavita, quella che compie gesti orribili a cui non sei preparato, pur di instillare un clima di terrore che possa indurre ad assecondare le loro richieste. Dinah Jefferies ci ha abituato alle sue storie complesse che partono sempre dall’Oriente, che hanno sempre a che fare con il tè, con i profumi, con le spezie e con storie d’amore ben scritte, complicate nel loro rivelarsi, ma che si lasciano leggere con molto piacere, con figure femminili fragili, ma solo apparentemente, perché capaci di grande determinazione e forza d’animo. Sa scegliere bene i suoi protagonisti e li sa modellare perfettamente in storie mai scontate e in cui l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.