
Che fastidio il mal di testa! Nuove ricerche scientifiche rivelano che chi soffre di emicrania per il 70% è donna, occupata, di cultura media, sovrappeso e depressa. Caffeina e olio di sambuco sono alla base di un nuovo farmaco e poi decotti e tisane e un “calendario” di trattamenti da seguire con costanza, come suggerisce la rete, ma Laura non ci crede più: dopo vari tentativi sa che deve convivere con quella “maledizione”. Di pillole e pilloline ne ha pieno l’armadietto in bagno. E pure la sua borsa! Insegnante di lettere in un istituto per geometri di Ancona, due figli adolescenti, un marito, Ezio Mariotti, stimato cardiochirurgo, insomma una vita di impegni che l’emicrania non aiuta. Il telefono squilla mentre Laura è in bagno. Nessuno dei figli si alza a rispondere. Quando lei arriva al telefono, dall’altra parte hanno chiuso, ma in compenso stanno suonando il campanello. Nell’uno e nell’altro caso è Ettore Pierucci, ex ingegnere ora in pensione e papà di Laura. Lei lo adora, lo ammira, ma prova per lui anche pena per quella sofferenza di fondo che traspare dai suoi occhi, dovuta a un giovane papà morto in guerra nel 1944, in un campo di concentramento delle SS e alla sua adorata mamma, Asia, misteriosamente scomparsa nel 1946. Praticamente è rimasto orfano nell’arco di due anni. Ne parlarono anche i giornali del tempo di questa giovane sarta, rimasta vedova da appena due anni, bella, riservata e legatissima al suo bambino di appena quattro anni. Era sparita, si è come volatilizzata...
Primo volume del ciclo delle Sibille, ma non certo primo romanzo di Luisa Mazzocchi, ci troviamo di fronte a un sapiente intreccio di più generi letterari tra thriller, fantasy, con gocce di romanzo rosa, di romanzo storico, ma con molto di contemporaneo. E tutto convive, miscelato da una sapiente penna che non abbandona mai l’amore per il proprio territorio che funge da location interattiva e mai soltanto da sfondo. Frutto di una accurata documentazione geografica e storica, è poi la fantasia della Mazzocchi a fare il resto, non senza l’aggiunta del fascino delle leggende legate alle Sibille che, si dice, abitino nel gruppo montuoso marchigiano che, da loro, ha preso il nome. E il lettore è accompagnato in un “sali e scendi” continuo, che quasi segue l’andamento sinuoso dei luoghi raccontati, ma non perde mai l’attenzione verso gli eventi che si susseguono con grande maestria. E in effetti le pagine portano a sempre nuove scoperte, ulteriori intrecci tra realtà, ricordi e fantasia. L’esito finale, poi, lascia veramente senza parole. Emozioni al femminile che sanno catturare anche gli uomini, posti di fronte alla descrizione di elementi del loro genere non proprio da apprezzare. Violenza, tradimenti, gelosia e per l’ennesima volta un cellulare che svela gli inganni e i pericoli. E sì, i pericoli, perché un doppio evento criminoso aspetta il lettore nella seconda parte del romanzo e, insieme a un affascinante salvataggio tra leggenda e richiamo del sangue, costringe tutti a restare senza parole, con il fiato sospeso e un groppo alla gola che fatica a sciogliersi!