
Il vecchio maestro ha la schiena sofferente e la vista offuscata ma non dimentica il blu profondo del mare di Kos e gli altri colori della natura, mescolati ai ricordi di una vita lunga, piena di studi e di viaggi, speciale. Dei pochi ma immensi privilegi della sua esistenza ne menziona il più grande: il privilegio di aver guarito molti ammalati. Ad ascoltarlo, con ammirazione, c’è Pòlybos, l’allievo curioso e amichevole che coglie l’occasione per offrirsi come scrivano: “Sarò i tuoi occhi, la tua mano; riporterò nei miei scritti tutto ciò che vorrai raccontarmi”. Così Hippokrátes comincia a parlare. Suo padre, il medico Heraclìdes, fin dall’infanzia lo aveva affascinato e allo stesso tempo spaventato quando gli aveva illustrato le meraviglie del corpo umano. Ciò non lo aveva distolto, tuttavia, dai giochi con i bimbi dell’isola, intervallati dalle lezioni, dallo studio e dalla meditazione. Con una casa piena di libri, l’esperienza paterna, un cielo pieno di stelle, e la natura e gli animali come compagni quotidiani, Ippocrate cresceva e si formava. Curava la sua amicizia con il compagno d’infanzia Timàs, si sposava, creava una famiglia. Fin quando arrivava anche il tempo di viaggiare: ad Atene, innanzitutto, per conoscere la Storia, i miti e la filosofia praticata nei simposi. E la Magna Grecia, Kroton e Akragas, e gli altri territori del mondo allora conosciuto, tra Persepoli, Babilonia e l’Egitto. Divenuto adulto e medico, inquietudini e dubbi avevano assalito il suo sensibile animo, fino a coinvolgerlo in “fatti enormi, che sarebbero stati scritti nelle cronache storiche”…
“Questo romanzo è una favola, basata su alcuni avvenimenti reali che gli storici ci hanno tramandato, ma ampiamente rielaborata dalla pura mia fantasia”: così Isabella Bignozzi avverte il lettore al termine della traversata nella lunga esistenza del grande padre della medicina occidentale. Ippocrate è infatti noto ai più per il “Giuramento” che ogni sanitario legge e dichiara di osservare prima di iniziare la pratica professionale. Se la parte biografica è frutto della fantasia, il pensiero del medico e le citazioni sono tratte dal Corpus Hippocraticum, testo di riferimento consultato e studiato dall’autrice, medico di professione, incrociandolo con altre fonti originali: Esiodo, Erodoto, Tucidide (con il suo racconto della peste di Atene), Senofonte. Gli episodi si svolgono tra il V e il IV secolo, perciò i documenti solitamente consultati dagli storici non abbondano. Nasce da qui l’esigenza di romanzare la biografia per donare alla ieratica figura di Ippocrate un’infanzia e un percorso di crescita affascinante. Del resto, i luoghi che fanno da sfondo ben si prestano alla fantasia: l’isola, con il suo entroterra di ulivi e gelsi, i vivaci porti del mondo antico, gli accampamenti dell’esercito persiano di Ciro, i cieli affollati di stelle come compagne di viaggio. E si comprende, infine, il valore dell’ascolto e della custodia dei ricordi che saranno la base per il giuramento: “Regolerò il mio tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa”.