
Venezia, 1605. Francesco Barbarigo, che ha l’incarico di Signore della Notte al Criminal, ossia è - assieme ad altri cinque suoi pari - contemporaneamente magistrato e capo della polizia, si autoassegna le indagini relative all’omicidio di Nicolo Duodo, un nobile in decadenza piuttosto anziano. Inizia a indagare senza una formale autorizzazione dall’alto, salvo trovarsi sin da subito ad un punto morto. Infatti, né dall’interrogatorio di un giovane popolano che, per mero caso, si è trovato per primo sulla scena del delitto, né dall’esame della donna delle pulizie del Duodo, che da diversi giorni non si trovava in casa per essere andata a trovare la madre fuori città, sia infine dalla dettagliata analisi dei documenti presenti e passati inerenti le attività della vittima, emerge alcunché di significativo quantomeno sul movente. Francesco, dai modi bruschi e dall’apparenza priva di indecisioni mentre interiormente è dilaniato dai dubbi e dal timore di fallire, decide di rivolgersi per aiuto al proprio amato fratello, in precedenza podestà a Murano e che incontra solo di tanto in tanto, un po’ scavezzacollo ma intelligente e sempre disponibile…
Questo complesso e impegnativo giallo storico è fitto di continui riferimenti storici e politici, e popolato da una miriade di personaggi tra principali e secondari, per lo più realmente esistiti e, in tal caso, ricostruiti in base ad un ampio lavoro di documentazione storiografica; essi si situano in ogni strato sociale, e spesso quelli appartenenti ai livelli più infimi si rivelano i più importanti per gli snodi della narrazione. A dire il vero, la prima parte del romanzo è molto statica, quasi che si sia voluto mettere in evidenza soprattutto l’ambiente, la società e il periodo storico; soltanto nella seconda metà del lavoro gli eventi si fanno più numerosi, pur non divenendo mai vorticoso il ritmo. Uno dei pregi maggiori di questa seconda parte è l’esser riusciti a svelare gradualmente ed in parallelo la personalità narcisistica, testarda e permalosa, lesa da antico sentimento di abbandono del protagonista e le svolte di una lunga investigazione, che si dipanano esattamente di pari passo con l’emergere delle ombre del carattere di Francesco. Il finale è, finalmente, qualcosa di inatteso e sconvolgente. In generale la vera protagonista di questo libro è la città di Venezia, su cui s’incentrano centinaia di descrizioni e digressioni geografiche e storiche, nella loro numerosità non tutte semplici da assorbire per il lettore comune; egli deve indubbiamente dotarsi di paziente concentrazione per non perdere il filo del racconto, persino lo storico o l’appassionato di discipline umanistiche troverebbero pane per i loro denti. Se sulla ricchezza e nitidezza dell’ambientazione non v’è, perciò, nulla da eccepire, la forma - pur erudita e limpida quanto a lessico e sintassi - avrebbe necessitato spesso di qualche dialogo in più (ve ne sono davvero troppo pochi in tutto il libro) per dare dinamismo alla storia, della quale però nonostante la farraginosità della prima parte, restano significative sia l’originalità che la complessità.