
L’Eredità maledetta, Panico nel paradiso e I bambini diabolici, così si intitolano i tre libri che Gariglio le ha prestato, ma lui sa che la cilena non li leggerà. Dovrà restituirli a Gariglio o pagarglieli qualora le piacessero, ma tanto non li aprirà nemmeno. Augustín pensa che quella bimba si annoi ed è convinto che i libri possano essere una valida alternativa alla noia. La piccola li ha accettati, ma senza alcun entusiasmo, proprio come quando la sera si accinge a giocare a scopa con i nonni. Nonostante non abbia mai tanta voglia di passare del tempo con loro, la bimba accetta, con quella sensibilità e quei modi di fare che non appartengono a una fanciulla della sua età. Del resto, passa tanto tempo con Nelida, in una situazione a lei per niente congeniale. Troppa tristezza aleggia in quella casa, troppe sensazioni pesanti e negative. La obbligano a fare il sonnellino pomeridiano quando lei non ne ha voglia e questo non va bene, nemmeno per una bimba, come non è giusto che passi le sue vacanze rinchiusa in casa con due persone anziane. Basta guardare come vivono: lui esce giusto una volta a settimana per frequentare il corso di dattilografia e così passa la giornata, picchiando sui tasti della macchina da scrivere e non interessandosi ad altro, nemmeno a una passeggiata. Sembra una vita in punizione la sua, un’esistenza in carcere. Per sua fortuna la bimba ha una cugina, Claudia, che ogni tanto la porta fuori. Giocano, salgono sugli alberi, fanno cose che generalmente piacciono ai bimbi, nulla di più. La ragazzina tutti gli anni, fa avanti e indietro dal Cile all’Argentina e viceversa. Tante volte Augustín ha sentito raccontare la storia della cilena e di suo padre. Camminano la bimba e il suo papà, lungo i binari e poi fanno soste perché la piccola è davvero stanca e poi proseguono ancora senza fermarsi fino a casa. La chilenita ha un nome, ma lui preferisce chiamarla così, piccola cilena. Una sorellina? Sì quella bambina potrebbe essere la sorellina che non ha mai avuto, ma che ha sempre desiderato...
È Ania la protagonista indiscussa di questo Il sistema del tatto di Alejandra Costamagna. La donna è un’insegnante disoccupata, che durante un periodo di fermo della sua vita guarda con potente introspezione ai ricordi del passato, i cui riflessi si intravedono chiaramente nel suo presente. Tutto inizia quando Ania riceve la notizia della morte di Augustín, un membro della sua famiglia e per questo deve recarsi a Campana, una località vicina a Buenos Aires, dove lei è cresciuta. La giovane insegnante ha così modo di scoprire una città, che sembra essere rimasta indietro nel tempo, dove ancora le cose semplici, come una partita a carte e una passeggiata al parco, vengono apprezzate. La casa dove si reca per il funerale è la stessa in cui ha trascorso le vacanze estive da piccola. Si è sempre chiesta Ania, come mai suo padre avesse fatto l’assurda scelta, dopo la morte della madre, di trasferirsi in Cile, abbandonando l’Argentina, per andare in un Paese odiato dagli argentini stessi. Una storia nella Storia Il sistema del tatto, dalla narrazione potente e delicata, in cui si alternano due voci narranti, quella di Augustín, il cugino del padre della piccola e della stessa Ania adulta. Un racconto rinvigorito da documenti, missive e foto, che si alternano alla narrazione, creando così una sorta di ibrida descrizione dei fatti, dando voce anche al decorso storico dell’epoca. Degni di nota i brani tratti dal Manuale del migrante italiano in Argentina, che esprimono tutta l’inadeguatezza che sente il migrante, rispetto alle aspettative di chi accoglie. In pochi e brevi consigli, si cerca di modificare cultura e personalità di chi migra, forse per renderlo meno straniero e di conseguenza più accettabile. La storia di Ania, se pur nata dalla fantasia, rispecchia fedelmente le vicende di chi è stato privato dalla vita, dell’affetto della propria famiglia d’origine. L’autrice cilena riesce con una scrittura essenziale, semplice e mai banale, a descrivere sentimenti di inaudita potenza e vicende di profonda drammaticità, senza mai colpire nello stomaco il lettore, pur offrendogli una lettura dalla trama coinvolgente, forte, compatta e a tratti commovente. Dettagliate e attente le descrizioni dei personaggi, sia nei loro pensieri, che nelle loro emozioni, come il sottile rapporto erotico-morboso, appena percettibile, tra Augustìn e la Ania fanciulla. Libro finalista nel 2018 del prestigioso riconoscimento Herralde e vincitore nel 2019 del Premio del Circulo del Criticos de Arte, Il sistema del tatto racchiude l’anima della Costamagna, sensibile, decisa e battagliera. Lo spirito di una scrittrice, con le idee ben chiare, considerata oggi una delle maggiori voci narrative del panorama sud americano e per parte della critica, anche mondiale.
LEGGI L’INTERVISTA AD ALEJANDRA COSTAMAGNA