
Neftalì non è bravo in matematica, i numeri proprio non riesce a capirli. Ma le parole, quelle sì. Le scrive sulla sabbia, le scrive sui foglietti che nasconde nel cassetto del comò. E loro si mescolano, si uniscono e si sciolgono. Vibrano. A Neftalì piace sentire il suono della pioggia che batte sui tetti, il soffiare del vento tra le foglie, il fragore delle onde dell’oceano… Osserva il mondo delle piccole cose: un sasso a forma di cuore, un lombrico, il riflesso del cielo in una pozzanghera. Sono poesia, in agguato nell’ombra screziata. Sono la confusione di radici e rami contorti. Sono la simmetria dell’insetto, della foglia, e delle ali spalancate di un uccello. “Ha sempre la testa tra le nuvole!” sbraita suo padre. Quel padre severo e implacabile, che governa il mondo con un semplice fischietto, che quando arriva fa tremare i muri. E i suoi figli. Rodolfo deve smetterla di cantare a squarciagola. Laurita deve crescere. E Neftalì? È debole e malato, non diventerà mai qualcuno. È distratto. Qual è la più affilata? L’ascia che recide i sogni? O la falce che apre il sentiero a un sogno nuovo? Per fortuna c’è Mamadre, piccola ma forte, che gli legge di nascosto storie meravigliose. Per fortuna ci sono i suoi fratelli, lo zio Orlando e la foresta. Per fortuna c’è quella mano misteriosa che attraverso un buco nel muro gli ha fatto scoprire cos’è l’umanità. I sogni prendono poco a poco forma, al di là della paura. Il fuoco non può soffocare la vita, perché sotto la cenere splende sempre una piccola brace. E Neftalì diventa Pablo Neruda.
Un piccolo capolavoro dell’editoria per ragazzi, questo pubblicato da Mondadori. Finalmente un bel Libro, la cui forma si sposa elegantemente con i contenuti. Carta spessa da toccare, lettere grandi e ariose, così che le parole si possano vedere bene. E un inchiostro verde, il colore della speranza, il preferito da Neruda. Un’opera che dà voce a uno dei più importanti poeti del Novecento, una figura essenziale del panorama latino-americano, per farne conoscere al grande pubblico (non solo a quello dei ragazzi) l’infanzia e la prima adolescenza. A far da cornice ai numerosi aneddoti ripresi da lettere e poesie della maturità, c’è lo scenario accuratamente ricostruito della città di Temuco e di quei luoghi che hanno segnato i primi anni della vita del poeta, dalla sua stanza alla scuola, dalla foresta alla casa delle vacanze. Scopriamo così le piccole gioie quotidiane, i dolori e le scoperte dell’infanzia di Neruda e, attraverso i suoi occhi di bambino, possiamo già leggere e immaginare le poesie che avrebbe scritto da grande (alcune delle quali, tra l’altro, sono riportate per amore di completezza in fondo al volume). E tutto ciò per non dimenticare che il poeta è sempre un bambino, e viceversa. L’incanto e lo stupore del fanciullino di pascoliana memoria permettono di guardare il mondo con occhi puri e genuini, leggeri e profondi, tutti aggettivi si adattano perfettamente a questo romanzo. L’autrice americana riesce a trasmettere la sensazione che ogni parola venga alla luce spontaneamente, come in una poesia, mentre le splendide illustrazioni di Peter Sís traducono in immagine i sogni e i pensieri di un ragazzino cileno. Come Neftalì osserva la perfetta semplicità della natura e colleziona i piccoli miracoli della vita quotidiana, così Pablo Neruda sceglie le sue parole, perfette e pulite, dando una voce a chi non ce l’ha. Il poeta del popolo, dell’amore e della libertà: il poeta bambino. Nel più grande dei mondi, quali avventure attendono la più piccola delle navi?
Un piccolo capolavoro dell’editoria per ragazzi, questo pubblicato da Mondadori. Finalmente un bel Libro, la cui forma si sposa elegantemente con i contenuti. Carta spessa da toccare, lettere grandi e ariose, così che le parole si possano vedere bene. E un inchiostro verde, il colore della speranza, il preferito da Neruda. Un’opera che dà voce a uno dei più importanti poeti del Novecento, una figura essenziale del panorama latino-americano, per farne conoscere al grande pubblico (non solo a quello dei ragazzi) l’infanzia e la prima adolescenza. A far da cornice ai numerosi aneddoti ripresi da lettere e poesie della maturità, c’è lo scenario accuratamente ricostruito della città di Temuco e di quei luoghi che hanno segnato i primi anni della vita del poeta, dalla sua stanza alla scuola, dalla foresta alla casa delle vacanze. Scopriamo così le piccole gioie quotidiane, i dolori e le scoperte dell’infanzia di Neruda e, attraverso i suoi occhi di bambino, possiamo già leggere e immaginare le poesie che avrebbe scritto da grande (alcune delle quali, tra l’altro, sono riportate per amore di completezza in fondo al volume). E tutto ciò per non dimenticare che il poeta è sempre un bambino, e viceversa. L’incanto e lo stupore del fanciullino di pascoliana memoria permettono di guardare il mondo con occhi puri e genuini, leggeri e profondi, tutti aggettivi si adattano perfettamente a questo romanzo. L’autrice americana riesce a trasmettere la sensazione che ogni parola venga alla luce spontaneamente, come in una poesia, mentre le splendide illustrazioni di Peter Sís traducono in immagine i sogni e i pensieri di un ragazzino cileno. Come Neftalì osserva la perfetta semplicità della natura e colleziona i piccoli miracoli della vita quotidiana, così Pablo Neruda sceglie le sue parole, perfette e pulite, dando una voce a chi non ce l’ha. Il poeta del popolo, dell’amore e della libertà: il poeta bambino. Nel più grande dei mondi, quali avventure attendono la più piccola delle navi?