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Il sogno della regina in rosso

Il sogno della regina in rosso

In un caldo pomeriggio di agosto del 1901, due signore inglesi in vacanza a Parigi fanno una gita a Versailles. Dopo aver trascorso un po’ di tempo nelle sale del palazzo le due decidono di andare a visitare il Petite Trianon, luogo prediletto della regina Maria Antonietta. Il Baedeker da loro utilizzato come guida non fornisce indicazioni molto precise al riguardo e ben presto le due finiscono per smarrirsi. Chiedono indicazioni a due uomini in divisa, che rispondono in modo “meccanico e indifferente” di proseguire. Le due donne continuano dunque lungo il sentiero, fino a incontrare un uomo “con una pesante cappa nera intorno alle spalle e con un cappello a tese larghe”, con il volto segnato dal vaiolo e una espressione al tempo stesso malvagia e assente. Le due donne cominciano ad avvertire uno strano turbamento, una sorta di oppressione, ma non avendo il coraggio di manifestare l’una all’altra queste sensazioni continuano la loro passeggiata. Ad un tratto sentono un suono alle loro spalle e voltandosi vedono un uomo che si fa loro incontro e le avverte in francese che devono prendere un’altra direzione. Dopo aver fornito questa indicazione, l’uomo sembra letteralmente sparire nel nulla. Proseguendo lungo il percorso loro indicato le due turiste fanno altri strani incontri e riescono infine a raggiungere l’ingresso principale del Petite Trianon e a rientrare in seguito a Parigi. È solo qualche giorno dopo, quando ripenseranno agli eventi di quello strano pomeriggio, che le due avranno modo di confessarsi i reciproci turbamenti provati durante quella passeggiata, insieme alla convinzione di aver assistito ad un fenomeno strano e per certi versi misterioso. Forse ci potrebbe essere del vero nelle voci che affermano che il Petite Trianon sia un luogo infestato, nel quale ancora si possono incontrare Maria Antonietta e tutti i fantasmi della sua corte…

Con Il sogno della regina in rosso, ABEditore ci offre per la prima volta la traduzione in lingua italiana di An Adventure, libro uscito nel 1911 e che ha avuto una vicenda editoriale molto intensa, attirando l’attenzione di personaggi del calibro di William Butler Yeats, Ezra Pound, Henri Bergson e Jean Cocteau. Attorno al resoconto delle strane vicende vissute da Charlotte Anne Moberly ed Eleanor Jourdain fiorirono fin da subito le più disparate interpretazioni. Secondo alcuni le due insegnanti sarebbero state vittime di una visione allucinatoria, una specie di sogno ad occhi aperti popolato dai fantasmi di quell’inconscio che cominciava a diventare sempre più popolare, sulla scorta dei lavori di Freud e Jung. Altri parlarono in modo più o meno esplicito di fantasmi, viaggi nel tempo e fenomeni paranormali. Non mancarono nemmeno i detrattori, pronti a derubricare il racconto come una semplice fantasticheria di due insegnanti un po’ troppo suggestionabili. Nel 1946 An Adventure, nato in origine come il resoconto fedele di un avvenimento reale, venne persino incluso in una nota antologia di racconti di fantascienza. Il volume curato da Fabio Camilletti ricostruisce le varie vicende editoriali di An Adventure e offre anche la traduzione completa di tutte le diverse versioni del racconto che le due donne vennero elaborando nel corso degli anni, in una continua opera di correzione e revisione che sembra nascere dall’esigenza interiore di trovare a tutti i costi una spiegazione della bizzarra esperienza che le aveva viste protagoniste. Un’esperienza che per certi versi potrebbe essere una delle storie narrate da Lewis Carroll, “il racconto di come due donne adulte caddero nella tana di un coniglio o finirono dall’altro lato dello specchio, e del mondo incantato, surreale e spaventoso che trovarono una volta varcata la soglia”.