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Il sogno di Ryōsuke

Il sogno di Ryōsuke

Kikuchi Ryōsuke, ventotto anni, è seduto al tavolo della mensa del ferry-boat, diretto all’arcipelago di Aburi. Guarda il molo che si allontana. Il cielo è terso dopo la pioggia e nella mente del giovane sono tanti i pensieri. Lascia la confusione della città per ritrovare sé stesso e il ricordo di suo padre, mancato da tempo. Ha interrotto gli studi universitari e lasciato l’impiego da cuoco per accettare un lavoro sull’isola, sarà un operaio edile. Dopo la morte della madre è rimasto solo, nessun amico, nessuna ragazza. Tocca la sua cicatrice nel petto. È proprio lì che ha infilato uno dei coltelli da cucina per un impulso suicida. Nella sala arriva il capocantiere con tre cartelle, sono quelle dei nuovi operai procurati dall’agenzia. Non è facile resistere sull’isola, il traghetto parte una volta a settimana e molti mollano. Insieme a Ryōsuke arriva Ichizō Tachikawa, ventitre anni, studi interrotti e mai un lavoro continuativo. La terza del gruppo è una giovane donna con i capelli corti, giacca di pelle, piena di piercing come una rock star, è Motomiya Kaoru. È una combriccola proprio male assortita. La traversata dura tutta la notte, il mare è agitato e i due ragazzi conversano per passare tempo. La donna dorme in una cabina singola. Ha un motivo Ryōsuke per andare su quell’isola, cerca una persona. È un amico di suo padre, avevano condiviso lo stesso sogno, che poi è fallito, produrre formaggi di capra, ma c’è altro che Ryōsuke vuole sapere, perché suo padre si è tolto la vita? Finalmente all’orizzonte appare il profilo dell’isola. Irta di scogliere a picco, coperta da un verde che serpeggia verso l’alto, ma non si vede nessun villaggio. La nave aggira il promontorio ed ecco apparire il porto di Minamigasaki, sono arrivati sull’isola di Aburi, dopo l’attracco scendono e la nuova avventura ha inizio...

Dopo Le ricette della signora Tokue, Durian Sukegawa ci propone un altro viaggio nell’animo umano con Il sogno di Ryōsuke. È un affresco che, con delicata poesia, racconta la storia di un giovane irrisolto e della grande tenacia che mette per ricostruire i fili del suo passato. Fino a che punto siamo disposti a spingerci per realizzare i nostri desideri? Questa fondamentale domanda è l’asse portante del romanzo. Gli abitanti dell’isola sono ostili e diffidenti, abituati ad essere autosufficienti, accolgono vedono male ogni cambiamento e persone nuove. Una piccola popolazione governata dal boss, il presidente del paese, che tutto decide e regola. Gli operai edili arrivati dovranno costruire una vasca di raccolta per l’acqua piovana, così da evitare i rifornimenti via nave agli isolani, perché i pozzi non sono sufficienti per il fabbisogno degli abitanti. La vita dell’isola è basata su solidi equilibri, i rapporti tra le persone rispettano la gerarchia. Uno spazio importante nel romanzo è quello della natura. I giganteschi alberi che danno ombra e rifugio, nascondono e resistono. Impongono un rispetto millenario, tipico del sentire giapponese. La magia delle grotte e la curiosità delle capre rendono l’atmosfera intorno a Ryōsuke quasi magica. Anche Takikawa e Kaoru nel corso del romanzo cambieranno, riscoprendosi capaci di sognare, di provare tenerezza verso gli animali, dando un senso più profondo e consapevole alla loro vita. È comunque Hashi, il vecchio pescatore, amico del padre di Ryōsuke che dà il via ai cambiamenti, scacciando i demoni che perseguitano il ragazzo, accogliendolo con amore dopo le prime titubanze. Sarà quest’uomo, volontariamente allontanatosi dal mondo e dalle sue delusioni, che tornerà a sognare, a sperare. Riprenderà il sogno interrotto, quello fatto col suo amico il padre di Ryōsuke, di diventare fermiers produttore di formaggio. Lo stesso sogno che ha portato sventura. Adesso però, tra muffe, prove e stagionature, nelle vene di Ryōsuke torna a scorrere la forte la vita.