
Uri forse sta sognando. Non sa neanche perché si trovi nei territori occupati, indossando un’uniforme. Forse nulla esiste realmente; né sua moglie Shosh che fa la psicologa a Tel Aviv e che si tormenta per la morte di uno suo paziente “malato d’amore”, né il suo comandante Katzman che è sopravvissuto alla Shoah e a cui ora non importa più nulla della vita e neppure Khilmi, il cantastorie arabo a cui Uri sta raccontando la sua storia in una grotta, come suo prigioniero. Shosh una volta gli ha detto che le cose che si credono di capire, le nozioni di cui tutti dispongono, sono come gli individui più deboli di un immaginario branco di animali. Gli ha spiegato che questa è “la legge darwiniana della coscienza” e Uri fa molta fatica a capire la realtà che lo circonda. Non riesce a comprendere per quale motivo sua moglie sia segretamente innamorata di Katzman, così come per lui è inconcepibile che un uomo possa suicidarsi per amore oppure da martire per una causa politica come ha fatto Yazdi, il figlio di Khilmi, per conto dei terroristi. Ma soprattutto non riesce a capire come due popoli così simili possano odiarsi così tanto e continuino a combattersi da tempo immemore...
Il sorriso dell’agnello è il primo romanzo del grande scrittore israeliano David Grossman e risale al 1983. Il tema è quello annoso della questione palestinese e lo scrittore ha scelto una narrazione corale a quattro voci per rappresentare nel miglior modo possibile una realtà tanto variegata e complessa. Il tutto assume quindi una dimensione quasi onirica, fatta di dialoghi e di riflessioni psicologiche dei protagonisti. Uri - che tra l’altro ha lo stesso nome del figlio dello scrittore scomparso prematuramente in missione in Libano - è un soldato idealista che è stanco della condizione dei territori occupati, sua moglie Shosh è logorata dai sensi di colpa per la morte di un suo paziente, Katzman ha uno sguardo disilluso sulla vita dopo essere sopravvissuto all’Olocausto per trovarsi in una condizione di conflitto perenne e infine Khilmi piange la morte di un figlio, debole mentalmente e usato dai terroristi per i loro sporchi scopi. Un testo non di facile lettura e comprensione che però raffigura al meglio lo stato d’animo di migliaia di persone in quel fazzoletto di terra perennemente conteso.