
25 aprile 1838, Cincinnati, Ohio. May è la giovane sarta di sua cugina Comfort, attrice. Entrambe si trovavano sul battello a vapore “Moselle” quando è saltato in aria. May stava cucendo delle bustine di tè con dei sacchettini di mussola. In quell’esplosione non ha perso la vita, ma tutto il resto. Non aveva mai pensato di perdere anche l’appoggio di Comfort, la cugina di qualche anno più grande, con cui condivideva ormai da anni buona parte delle sue giornate. Comfort l’ha abbandonata, scegliendo di cambiare vita dopo che il battello è affondato. Quindi adesso è sola, alla ricerca di una nuova strada maestra per la sua vita. È molto brava nel cucito e, anche se ha da sempre vissuto all’ombra della cugina, in realtà lo è anche al pianoforte. Grazie a questo si rimette in gioco, trovando lavoro come pianista e costumista presso Il Teatro Galleggiante del fascinoso Hugo Cushing. May prenderà il posto di sua sorella Helena, anche se probabilmente non ne sarà mai all’altezza. Eppure sente di essere nel posto giusto al momento giusto, finalmente padrona di se stessa, priva di limitazioni alla sua celebre schiettezza e in compagnia di un gruppo di attori e cantanti brillanti. La vita su quel battello un po’ sgangherato la affascina sempre di più, le riempie gli occhi della vita fluviale, del commercio di strutto, bottoni, tè, melassa, chiodi. C’è un altro commercio che inizia a conoscere da vicino, quello degli schiavi. Ma la sensazione che prova non è la stessa…
L’America del 1838 è l’America del commercio di schiavi, appena vent’anni prima della Guerra Civile. Proprio in quel contesto, fatto di ingiustizie, cicatrici indelebili dell’umanità tutta, è ambientato Il Teatro Galleggiante di Martha Conway, vincitrice di numerosi premi per la narrativa storica e autrice di racconti di successo. La voce e lo sguardo su quell’epoca sono quelli di May, che tocca con mani e occhi quella atmosfera, nel suo “galleggiare” insieme alla compagnia teatrale di Hugo Cushing. Il confine tra il Sud schiavista e il Nord libero è molto labile ma ugualmente definito, paesaggisticamente scandito dal fiume Ohio. Martha Conway si serve della vista e dei pensieri della sua giovane protagonista per affrontare, usando la magia e il fascino del teatro, un tema molto delicato, che sembra lontano, ma che purtroppo ci ricorda scene molto attuali. Quelle in cui la dignità umana viene umiliata e ferita su barconi senza spazio né tempo. Quanto tempo si può stare a guardare senza reagire né prendere una posizione? Tra abolizionisti e schiavisti lo scontro è molto acceso e May non è disposta a scendere a compromessi. Noi lo siamo? La Conway ha saputo dare il giusto peso a tutti gli elementi che compongono la storia, senza tralasciare lo sfondo di un contesto storico-politico importante, una delle più grandi ferite dell’umanità tutta. Ma c’è pur sempre una luce, quella della speranza, che brilla nonostante tutto.