
Berlino, febbraio 1958. Parigi già le manca, con i suoi tetti di ardesia, i riflessi sulla Senna, i tramonti viola, le note malinconiche della musica nel Quartiere Latino. E l’arte. Tutta quella che aveva respirato, vissuto e creato durante quei sedici mesi. Ma poi Pascal, quel vigliacco immaturo, aveva deciso di rinunciare all’arte e al loro sogno condiviso. Era tornato a Lione dai suoi genitori e aveva accettato un lavoro sicuro, lasciandola da sola in quella mansarda gelida che per lungo tempo era stata il loro nido d’amore. A maturare, piano piano, l’idea che anche lei sarebbe dovuta tornare a casa. Ma Flori non è una che molla o che si abbatte senza lottare. Essere una Thalheim, in fondo, ha anche i suoi lati positivi. E quindi eccola arrivata alla stazione di Zoologischer Garten: senza più uno Pfenning in tasca, nello zaino pochi vestiti, il suo album da disegno, il volume di poesie del suo amato Paul Celan. E, soprattutto, la determinazione di chi è pronto a riprendere in mano la propria vita senza perdere tempo a rimuginare sul passato. Florentine Thalheim, infatti, ha intenzione di ricominciare la sua vita berlinese presentando domanda di ammissione all’Accademia di Belle Arti di Hardenbergstraße. Quello di cui proprio non ha voglia, invece, è tornare a vivere sotto lo stesso tetto dei suoi genitori, Friederich e Claire. Loro non sono mai stati d’accordo con il suo stile di vita moderno e anticonvenzionale. Tanto meno ha intenzione di bussare alle porte di Rike o Silvie, le sue sorelle maggiori. In confronto a loro Flori si è sempre sentita invisibile, infantile. Inutile. Ha tentato in tutti i modi di impegnarsi e ribellarsi per distinguersi da loro e, se è riuscita a sopravvivere, lo deve soltanto all’arte. Ancora non riesce a digerire l’idea che Oskar, il gemello di Silvie, sia morto. Solo con lui riusciva a essere se stessa e a non sentirsi giudicata. Forse perché, in fondo, Oskar era uno che non badava alle convenzioni e che viveva alla giornata. Come il suo mito James Dean, tanto da morire anche lui in un incidente stradale...
Il tempo della speranza è il terzo capitolo della serie dedicata alle sorelle del Ku’damm scritta dall’autrice bavarese Brigitte Riebe, nota anche come Lara Stern dagli appassionati di thriller. Se Ulrike (Rike) Thalheim era la protagonista del primo volume, “Una vita da ricostruire”, e Silvie Thalheim è il personaggio attorno a cui ruota il secondo, “Giorni felici”, (entrambi editi da Fazi nel 2021), il focus di questa terza pubblicazione è la vita di Florentine, la sorella minore. Un quarto volume, al momento inedito in Italia, si è poi aggiunto a quella che inizialmente era stata concepita come una trilogia nel settembre 2021 e vede come protagonista Miriam (Miri) Feldmann. Se si considerano le tematiche affrontate all’interno del romanzo (e, più in generale, dell’intera trilogia), l’ambientazione spazio-temporale, la struttura portante e lo stile narrativo è più che lecito affermare che la Riebe ha tratto molta ispirazione dalle opere della conterranea Carmen Korn e, in particolar modo, dalla sua Trilogia del secolo (Figlie di una nuova era, È tempo di ricominciare e Aria di novità), anch’essa edita da Fazi. Proprio per questo e, soprattutto, data la loro validità, i romanzi della Riebe non possono non appassionare chi ha già avuto modo di amare quelli della Korn (o, viceversa, incuriosire il lettore che non abbia ancora sentito parlare di lei). Se inizialmente appaia difficile empatizzare con Florentine, così diversa da Rike e Silvie e dall’universo narrativo dei primi due volumi della serie, man mano che ci si addentra nella lettura risulterà impossibile non farlo. Le descrizioni delle emozioni che Flori prova mentre crea la sua arte, il suo carattere così fiero e ribelle, e il suo essere così totalmente figlia dei tempi la rende la narratrice ideale che traghetta il lettore dagli anni Cinquanta, ancora grigi e caratterizzati dalla voglia di ricostruire e dalla sempre più evidente spaccatura tra est e ovest, agli anni Sessanta, il decennio in cui moda, musica e arte torneranno finalmente a ridipingere il mondo con colori brillanti.