
Cilento. Estate 1943. Michele ha quattordici anni e, da quando il padre è in guerra, fa l’uomo di casa. Sta rientrando dopo aver trascorso una giornata intera a spaccarsi la schiena, raccogliendo pomodori. Sente il sole bruciare e, mentre i moscerini lo tormentano, si accorge della camionetta delle camicie nere che si sta dirigendo verso la sua abitazione, una casa, mai battuta dal sole, in mezzo al bosco. Michele rincorre il furgone, mentre una specie di nodo gli prende la gola e il cane dei vicini abbaia ai suoi talloni. Mentre si avvicina a casa, gli pare di sentire gridare la minore delle sue sorelle, Anna. Michele sente le gambe farsi molli come grissini inzuppati nell’acqua; striscia fino a un cespuglio e vede che uno dei fascisti tiene Anna per la collottola, mentre altri sono intorno a sua madre, che imbraccia un’arma. Tra tutti, Michele riconosce Balzano, quello che comanda i fascisti di Monte San Forte. Michele sente la madre intimare gli uomini di lasciar stare le figlie e tornarsene da dove sono arrivati, ma non sembra intimorirli. Intanto Michele si accorge che un quarto uomo - Ettore, il figlio del medico del paese - ha torto il braccio di sua sorella maggiore Gloria e la sta spingendo verso l’abitazione. Gloria ha i capelli in disordine e il vestito sporco di terra. Non si deve essere fatta prendere con facilità. A differenza di Anna, lei non piange. Michele si sente soffocare e il sudore gli brucia gli occhi. All’improvviso sua madre fa fuoco, le sue spalle tremano e il finestrino del furgone va in frantumi. Balzano scatta in avanti, spinge verso l’alto la canna dell’arma e dà un potente cazzotto alla madre di Michele, che finisce con il sedere a terra. Poi le strappa il fucile dalle mani e le molla una botta in testa con il calcio. Michele si fa sempre più piccolo e si rannicchia dietro al cespuglio. Intanto, gli uomini trascinano in casa le sue sorelle. Michele è paralizzato: si sente uno stupido ragazzo inutile. Quando Ettore, per pisciare, si avvicina al cespuglio dietro cui lui è nascosto, una furia cieca lo assale: recupera una pietra e la scaglia contro il naso del ragazzo, che comincia a frignare. Balzano, che esce di casa allacciandosi i pantaloni, si accorge della presenza di Michele. Forse è lui a sparargli o forse uno degli altri bastardi, ma anche la loro mira non è eccezionale. Michele sente una sorta di calore umido a un braccio e comincia a fuggire, inseguito da quelle bestie. E intanto pensa a come salvare la madre e le sorelle…
Ennesimo centro per Antonio Lanzetta - scrittore salernitano cui va riconosciuta la capacità di catturare l’attenzione del lettore e condurlo nei meandri più oscuri dell’esistenza, quelli in cui si annida il male – che torna in Cilento, già scenario di alcuni precedenti romanzi, per raccontare la storia di Michele, un ragazzo che è solo un adolescente quando l’orrore irrompe nella sua vita, devasta ogni cosa, e gli lascia un prepotente desiderio di vendetta, alimentato da un odio profondo che gli si è annidato sotto la pelle e gli ha avvelenato il sangue. In una terra che assiste inerme alla devastazione del secondo conflitto mondiale, la prepotenza delle camicie nere impera nel borgo in cui Michele, diventato uomo di casa da quando il padre è al fronte, vive con la madre e le sorelle. Ed è proprio lo scempio che quattro fascisti operano sulle donne di casa a cambiare per sempre l’animo del giovane, macerato dal rimorso per non essere stato in grado di salvarle e alimentato da una sete di vendetta e d’odio che si fa arsura e che deve essere soddisfatta. Lanzetta è abilissimo nel condurre il lettore nei pensieri di Michele: si avverte l’odore della paura prima e della vendetta poi strisciare sempre più sicuro tra le pieghe del cuore del giovane, che smette i panni dello spettatore impotente e diventa predatore e assassino. A fargli da mentore e da guida, un personaggio che Lanzetta tratteggia così bene da renderlo reale: un brigante incontrato per caso – o è stato forse il destino a metterlo sulla strada di Michele? - che diventa faro e accompagna il giovane protagonista tra pericoli e scoperte, sentieri sconnessi e grotte scure, orrore e magia. Un romanzo di formazione duro e bellissimo; una scrittura cinematografica ricca di scene perfettamente costruite che si fissano nella mente del lettore e raccontano il doloroso e crudo passaggio dall’innocenza all’età adulta. La storia di una terra, di una guerra, di una crescita personale che si fa storia di vita e si muove tra vendetta e amore, morte e avventura, odio e rinascita. Una lettura - non propriamente noir e neppure gotico, ma un ibrido che si colloca in un punto non ben precisato tra i due generi - fortemente consigliata.
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