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Il terrore della miniera Blue John

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Un manoscritto che contiene un racconto inquietante viene trovato tra le carte del dottor James Hardcastle. Questi, piegato dalla tisi che lo condurrà poi alla morte, si reca in un luogo ameno: la fattoria delle sorelle Allerton nel Derbyshire. Qui trova in effetti le condizioni ideali per recuperare il vigore perduto. Ma ben presto è attratto da strani racconti che circolano tra i contadini del luogo. Spinto dalla curiosità, poiché non lo soddisfano le spiegazioni razionali escogitate per giustificare la misteriosa sparizione di capi di bestiame, decide di indagare personalmente. Giunge così di fronte ad una caverna scavata da antichi minatori romani. Si tratta di tratta di uno squarcio profondissimo nella roccia. Attorno ad esso fioriscono strane superstizioni. Hardcastle imbocca quindi l’entrata e si avventura fino alle viscere della terra. E qui accade qualcosa di assolutamente inaspettato, che lo segna per sempre…

Arthur Conan Doyle è un maestro anche nel genere horror/weird. Questo lungo racconto ne è l’ennesima riprova. In esso l’autore svolge con la consueta maestria una trama compatta, densa di colpi di scena, innervata da un crescendo di tensione che lascia il lettore senza fiato. Il protagonista assoluto è certamente James Hardcastle, attorno al quale orbitano alcune figure di contorno che non hanno particolare consistenza. Si tratta di comparse, relativamente funzionali all’economia del racconto. Tutto è infatti imperniato sull’inquietante rapporto che si crea tra il protagonista e lo sfondo ambientale in cui egli si muove in solitudine. La Natura, tingendosi di tinte cupe, nello spazio chiuso e tenebroso della miniera acquisisce connotazioni gotiche. È infatti nelle ore notturne che la ragione subisce uno scacco decisivo ed emergono creature da incubo.