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Il tormento e l’estasi

Il tormento e l’estasi

La marchesa di O., vedova e madre di due bambini, di nuovo incinta, mette un annuncio su un giornale per invitare il padre del nascituro a rivelare la sua identità. Alcuni mesi prima la fortezza di M., nella quale la donna risiedeva con i genitori, e l’intera città erano stati teatro di una battaglia e durante l’assedio al bastione alcuni soldati russi, colti da istinti carnali, tentano di violentare la marchesa. È allora che irrompe sul luogo il conte di F., ufficiale in comando dei russi… Giunto il suo quindicesimo compleanno, secondo la tradizione, alla Sirenetta viene concesso di nuotare fino alla superficie delle acque del mare per guardare come scorre la vita sopra di esse. Il suo sguardo viene subito colpito da una nave comandata da un bellissimo principe, di cui s’innamora. Una violenta tempesta trascina con sé neve ed equipaggio; anche il bel principe ne è vittima e la sirenetta, disperata, per notti e giorni interi lo veglia riportandolo alla vita. Comincia così a desiderare di poter avere un’anima e una vita terrena come gli esseri umani e di non essere condannata a dissolversi, come è il suo destino, in schiuma marina… Marta, l’amica delle mogli, è per tutte un modello da imitare. Eppure lei, attenta e perspicace, che sa sempre dare preziosi consigli e suggerimenti su come trattare con gli uomini, non è stata in grado di conquistarsi un marito per colpa di quel suo carattere riservato e avulso dalle tipiche civetterie femminili. Ma tutto quel suo fare e disfare, che crede altruistico, la condurrà ad essere vittima di forti sentimenti di gelosia… Un usignolo ode dal suo nido un giovane studente esprimere la propria tristezza perché nel suo giardino non c’è nemmeno una rosa rossa, unico mezzo per conquistare la sua amata. L'usignolo, colpito dal suo sincero sentimento d’amore, decide di sacrificare la sua vita trafiggendosi il cuore su di un rovo, colorando di rosso con il suo sangue i petali delle rose bianche. Ma il suo sacrificio è, ahimé, vano…

Mille sfaccettature, ha l’amore, come quelle di un diamante. E di questa pietra esso ha tutte le caratteristiche: sfavilla agli occhi, persino del più profano ammiratore, attizza la sete di possesso dei collezionisti, impreziosisce chi lo indossa, attira gli sguardi di chi lo ama, lo si cela consapevoli del suo valore. Le stesse bramosie, le stesse voglie, sono dell’amore: ricercato allo spasmo delle forze, desiderato con la passione dei sensi, agognato nelle profondità dell’anima, idealizzato nella mente, sognato con innocenza e sacralità o con il timore dell’illusione. Solo l’atmosfera e il contesto ottocentesco poteva consentire un panorama così vasto sul sentimento d’amore raccogliendo le concezioni, le interpretazioni delle più mirabili penne della letteratura classica italiana e di oltralpe in un’antologia curata da Guido Davico Bonino. Sguardi su di una passione umana che diventa ancora più cocente, vero ‘tormento’ per chi lo vive costretto a rivaleggiare tra sé, le pulsioni, i desiderata e le imposizioni di una morale borghese che condannava il selvaggio mondo dei sentimenti umani. L’amore acquista, così, tratti di ribellione, pronto a sacrificarsi fino alle estreme conseguenze, crescendo in tormentata estasi intessuta di trame psicologiche che rendono muta la magia dell’incontro, la trasformano in isolamento sentimentale di un cuore né pago né appagato. Ecco dunque quell’amore, come il diamante di cui non si conosce la purezza se non lo si osserva con un monocolo, restare in fondo inconoscibile, imprevedibile, indisciplinato nelle sue manifestazioni. Ma è questa, in fondo, la sua bellezza policroma, frammentazione perfetta in tessere di forme e colori differenti e non sempre compatibili ma ciascuna vera e veritiera di un sentimento umano profondo e mai superato.