
Mita ha lasciato la sua famiglia a Buenos Aires e si è trasferita con il marito e il figlio Toto nell’aridissima provincia argentina. A Coronel Vallejos per la precisione, dove di arido non c’è solo il terreno ma anche una morale cattolica asfissiante, perpetuata dagli abitanti della cittadina. Mentre Mita lotta con questa morale, il figlio Toto conduce un’esistenza in perenne attesa del prossimo film che daranno al cinema. Ed è proprio il cinema ad influenzare l’infanzia di Toto: disegna le attrici che ama, gioca con le bambine, osserva i loro capelli e i loro abiti ma le contempla da spettatore, così come fa con Rita Hayworth e Norma Shearer. Sempre da spettatore scopre la sessualità, di nascosto, e la interpreta secondo i mezzi che possiede grazie a film come Delitti senza castigo: “e le donne non possono gridare perché se arriva qualcuno vede che lui le ha messo dentro il pirulino e la Paqui è una puttana. E alla fine sono questo, la Paqui una puttana e Raul Garcia un manigoldo”. Vive all’ombra del cugino Hector, maschio vivace che invece tenta di entrare nell’intimità delle ragazze solo per lasciarle quando ha ottenuto quello che vuole. A Coronel Vallejos maschi e femmine oppongono le loro visioni del mondo, e anche nell’adolescenza Toto si sforza per trovare il suo posto in questa divisione così netta. Il padre Berto cerca di fargli capire come ci si comporta da maschi, e la madre Mita non capisce perché suo figlio non cresca forte e attivo come gli altri bambini...
Il tradimento di Rita Hayworth, del 1963, è il primo libro dello scrittore argentino Manuel Puig, il quale già da esordiente si propone con una sua chiara idea di letteratura, con “la consapevolezza che la letteratura può essere fatta anche di niente” per dirla con le parole di Alan Pauls. Infatti Puig traspone in forma di dialoghi e monologhi alcuni episodi o momenti della sua vita, senza però creare un vero e proprio intreccio narrativo. Sebbene l’influenza del cinema sia sicuramente la componente più significativa, cosa che emerge dalla qualità dei dialoghi, nelle modalità della narrazione è possibile notare l’influenza di uno scrittore come William Faulkner, anche se Puig non insiste sugli aspetti simbolici dell’esistenza o sull’occultamento di segreti scabrosi. L’interesse del libro sembra rivolto più alla restituzione di una realtà fatta di voci che proiettano una loro visione del mondo. L’autore dice in un’intervista che al momento di scrivere il libro non sapeva cosa avrebbe scritto, ma che poteva “sentire le voci dei personaggi”. In questo senso forme narrative come il dialogo, il monologo, il diario e la lettera servono proprio a dare vita a personaggi che osservano la stessa realtà. Una realtà in cui maschi e femmine passano attraverso il determinismo di una morale contraddittoria, piena di zone d’ombra, che oltre a far sentire il suo peso indistintamente su chi la sposa e chi la rinnega, crea dei vuoti in cui non tutti possono inserirsi.