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Il tunnel

Il tunnel

“Ho sempre pensato che mente e spirito fossero la stessa cosa”, risponde Zvi Luria al neurologo che, mostrandogli una macchiolina sulla radiografia del cervello, gli consiglia di reagire con una buona disposizione di spirito. Seppur appaia insignificante a occhi profani, quella macchiolina indica la presenza di un’atrofia del lobo frontale che sancisce l’inizio dell’inesorabile decorso delle facoltà mentali del signor Luria, in primis della sua memoria. Ex ragioniere stradale settantaduenne de “I sentieri di Israele” da poco in pensione, il signor Luria nonostante i primi segni di demenza – così l’uomo si ostina a chiamare l’insorgente patologia, sebbene il neurologo e sua moglie Dina glielo sconsiglino – è ancora un uomo brillante e ironico. Per tentare di arginare gli effetti della malattia degenerativa, è di vitale importanza che Zvi non si abbandoni mollemente ai fumi degli stati confusionali murandosi in casa. Al contrario, deve mantenere vivi i rapporti sociali sforzandosi di ricordare i nomi delle persone. Così una sera, su esortazione della moglie, Zvi si reca a una festa di pensionamento organizzata nello stabile dove ha lavorato per una vita. Giunto alla festa, cerca di camuffare il senso di disagio che prova nel sapersi affetto dalla malattia neurodegenerativa (e nell’essere consapevole che gli altri non ne siano a conoscenza) degustando stuzzichini gourmet, tra cui una mini shakshuka che – ironia della sorte – gli ricorda l’abbondante shakshuka che ha preparato a casa per compensare l’acquisto di sei kili di pomodori, comprati in uno dei primi episodi di défaillance. Dopo aver tenuto un confuso discorso di commiato al festeggiato, il signor Luria sgattaiola nel suo ex ufficio. Qui vi trova un giovane ingegnere, Maimoni, intento a progettare una strada militare segreta nel deserto del Negev. Grazie allo zampino della prodiga moglie Dina, Luria diverrà l’assistente volontario part-time e non retribuito del giovane. Durante il primo sopralluogo nei pressi dell’immenso cratere Ramon, l’attempato neoassistente nota una collina desertica che ritiene opportuno eliminare perché d’intralcio al progetto. Maimoni vorrebbe invece realizzare un tunnel. Luria non ne vede il motivo: “Livellare è più economico che traforare”. Ma i motivi che impongono il tunnel vanno al di là di preventivi e costi di produzione…

Sfera pubblica e privata, memoria storica e individuale, ricordo e oblio, israeliani e palestinesi, salute e malattia, genitori e figli, città e deserto, vecchiaia e giovinezza. Con incedere binario, l’israeliano Abraham B. Yehoshua tratteggia con delicatezza e ironia quella che, quasi certamente, sarà l’ultima avventura che l’ingegnere pensionato Zvi Luria potrà vivere e assaporare nel pieno delle sue facoltà fisiche e psichiche. Se nel corso della sua carriera, l’uomo – oltre ad aver progettato strade, autostrade e tunnel – ha seguito rigorosamente una regola morale autoimpostasi, ovvero mai mischiare lavoro e vita privata per evitare di incappare in favoritismi e/o corruzioni che sarebbero sicuramente insorti a causa di simpatie o antipatie. Ora, con un totale ribaltamento di prospettiva, l’ex ingegnere si ritrova immischiato in una situazione in cui la vita privata altrui incide totalmente sul suo lavoro, e il suo lavoro, oltre a essere lo stimolo di una vita oramai priva di sbocchi professionali o progetti futuri, si rivelerà fondamentale per la vita di terzi. Yehoshua è magistrale nel mostrare la mente del protagonista: il lettore, come il Dedalo del mito classico, esplora insieme a Zvi il percorso delle sue riflessioni srotolando assieme a lui la matassa dei suoi pensieri, che nel novanta per cento dei casi sono coerenti e coesi, ma che di tanto in tanto si aggrovigliano facendo ritrovare il lettore, proprio come l’ex ingegnere, ingarbugliato suo malgrado in situazioni tragicomiche. La storia, lineare e allo stesso tempo intricata, ha la capacità di risolversi e contemporaneamente di rimanere sospesa attraverso una scrittura mimetica e poetica assai fine, che conferma Yehoshua come uno degli autori più importanti del panorama editoriale contemporaneo.