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Il viaggio d’inverno di Schubert

Il viaggio d’inverno di Schubert

Stretto nella morsa delle precarie condizioni economiche e delle delusioni professionali, nell’autunno del 1825 Franz Schubert intraprende un viaggio a Salisburgo. La sofferenza causata dagli effetti della sifilide e l’amara consapevolezza dell’approssimarsi della morte influenzano acutamente la sua sensibilità. L’umore è in balia di continue oscillazioni prodotte in lui dall’avvicendarsi di periodi di relativo benessere e serenità a quelli segnati invece dalla sofferenza e dalla disperazione. L’attività del compositore, pur condizionata da tale condizione in quel tempo diventa, tuttavia, ancora più fervida e costellata da composizioni che si rivelano nella maggior parte dei casi come inarrivabili capolavori. Si tratta di un ciclo di Lieder moderni nei quali egli musica le opere in versi di poeti di assoluto valore, tra i quali Wilhelm Müller, con il contributo vocale dell’inseparabile amico baritono Johann Michael Vogl. Prende corpo il ciclo liederistico Viaggio d’inverno, che pur marezzato da una live vena di retorica romantica dedicata alla celebrazioni delle poesie sull’amore perduto, si rivelano un evento in cui è predominante la tensione di una vitalità sofferente e repressa insieme con persistenti invocazioni di morte. La traversata di un paesaggio invernale e notturno da parte di uno spirito inquieto e byroniano che riversa nella musica il malinconico presentimento di morte che ne pervade l’animo scatenando la furia delle più feroci ossessioni che albergano in lui...

Se siete musicologi, ammiratori dei Lieder e in generale dell’arte compositiva di Franz Schubert. più in genere cultori della musica classica, o anche semplicemente della musica classica per diletto, leggerete questo libro di Ian Bostridge, da pagina 1 fino a pagina 336, l’ultima. Stimolati dallo spirito evocativo del titolo, vi immergerete nei diversi capitoli che trattano, con intensa vena narrativa congiunta ad analitico rigore documentale, e ne trarrete un benefico arricchimento culturale e un appassionato piacere della lettura. Infatti, benché un attento sguardo ai contenuti dei temi trattati riveli questioni delicate per noi profani, possiamo tuttavia approfittare dell’originalità del testo sfogliandolo con la genuina curiosità del lettore occasionale e ci lasceremo cogliere di sorpresa da innumerevoli scoperte d’inattesa gradevolezza. Ma soprattutto, e questo il libro lo mette bene in evidenza, dalla capacità con cui l’autore riesce nell’arduo compito di percepire le cupe atmosfere contenute nel denso flusso del viaggio e di evocare per noi l’imponderabile tormentato degli effetti ossessivi del protagonista. Bostdridge, la cui figura professionale risulta assai articolata tra esecuzioni tenorili e approfondito studio per la musica del Settecento, utilizza in questa circostanza la forma letteraria del saggio narrativo per arrivare ad ipotizzare l’intreccio inscindibile tra analisi e racconto. Si tratta di uno strumento di lavoro, completato nella parte finale anche da alcuni illuminanti dati bibliografici e una vena introspettiva, nella consapevolezza che lo spirito dello studioso debba saper cogliere anche le vibrazioni intensive insieme con gli aspetti più intimi dell’animo umano.