
Il comandante supremo delle forze alleate Douglas MacArthur e il 124° imperatore del Giappone, sua altezza Hirohito, si incontrarono all’ambasciata americana di Tokyo il 27 settembre 1945. Quel giorno è ricordato dal militare americano come l’esempio, forse unico nella storia dell’umanità, di un sovrano pronto a sacrificarsi in nome del suo popolo, a ricevere con umiltà la punizione anziché implorare grazia. Ma chi si nasconde in realtà sotto a quella divisa da cerimonia e dietro a quegli occhiali dalle lenti rotonde? L’imperatore Shōwa nasce con il nome personale di Hiroito, ma fin da subito viene insignito del titolo onorifico di principe Michi essendo lui, in qualità di primogenito dell’imperatore Taishō, il futuro erede al trono. Fin da piccolo la sua educazione è posta al centro delle priorità a palazzo, nonostante il Giappone stia vivendo un periodo di guerra con le nazioni limitrofe e lo scenario sociopolitico sia soggetto ai grandi cambiamenti introdotti dalla restaurazione Meiji. All’interno di un istituto creato appositamente per lui, l’amorevole insegnante Taka Adachi si occuperà della formazione dell’erede al trono fin dalla tenera età di quattro anni, divenendo una figura quasi materna per il piccolo Hiroito. La premura, accompagnata dalla fermezza di carattere di Taka, guida il bambino nella sua crescita, fino alla comparsa del rettore della scuola Gakushūin, Maresuke Nogi che, con un gesto lapidario, arginerà questo forte legame rimproverando il decenne Hiroito affinché non si voltasse mai a guardare le donne. Inizia per il principe Michi un periodo di studio intenso della storia del suo popolo attraverso la lettura di antichi scritti da cui attingere al sapere necessario per guidare il popolo con lungimiranza ma anche per scoprire i valori richiesti per regnare con benevolenza, saggezza e coraggio. Affiancato dai giovani rampolli di famiglie nobili, seguirà gli insegnamenti di Nogi, fedele comandante militare e servitore stimato del nonno, l’imperatore Meiji. Così prende avvio quel cammino che lo avrebbe portato a guidare l’epoca Shōwa: nei kanji che ne compongo il nome, 昭和, l’augurio di una pace splendente per il popolo giapponese...
In questo adattamento grafico, realizzato per celebrare i 30 anni dalla morte dell’imperatore Hiroito, ritroviamo gli intenti divulgativi di una biografia, uniti tuttavia a immagini dai tratti raffinati e ad uno stile narrativo proprio del repertorio manga che ne arricchiscono enormemente il valore artistico. Realizzato da un’opera originale di Kazutoshi Handō, con disegni di Junichi Nōjyō e sceneggiatura di Issei Eifuku, Shōwa Tenno Monogatari (il titolo originale dell’opera) conta al momento 11 tankōbon pubblicati in terra madre, di cui 4 resi disponibili in Italia grazie a L’ippocampo e alla traduttrice Asuka Ozumi. Questo primo volume si sofferma sulla domanda scaturita dall’incontro tra il comandante MacArthur e l’imperatore Shōwa dopo la resa del Giappone: chi è veramente Hirohito? Iniziamo a capirlo partendo proprio dalla sua infanzia in un racconto che unisce la vita quotidiana a palazzo, con avvenimenti politici e sociali di rilievo per l’epoca. Un manuale di storia che non manca di approfondire la dimensione umana della figura del capo di stato, considerata persino divina dai sudditi, e lo fa addentrandosi nelle relazioni del piccolo principe con tutrici e insegnati, coi reali e con l’inafferrabile ombra del nonno, il grande imperatore Meiji. Il tratto raffinato e realistico di Nōjyō rende giustizia alle emozioni sui volti di ogni personaggio, alla grazia ed eleganza dei paesaggi, ai dettagli degli abiti d’epoca. Note ai margini e piccoli excursus nella situazione geopolitica, forniscono nozioni utili ad approfondire la storia e la cultura del Giappone. Seppur probabilmente filtrato attraverso sentimenti di stima nei confronti del sovrano giapponese dal regno più longevo (ben 62 anni) e debitamente romanzato per renderlo una lettura accattivante e verosimile, questo manga merita di entrare a far parte delle vostre letture a tema nipponico. Si tratta sicuramente di un buono strumento di partenza per interessarsi alla storia giapponese più recente, scritta non solo da samurai armati di katane taglienti ma anche da bambini a caccia di gatti nascosti nel bosco.