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Incubo a occhi aperti

Incubo a occhi aperti
Sonno. Dormiveglia. Veglia. Leo non se lo sa spiegare, ma ha la sensazione che sotto il letto ci sia qualche cosa. Qualche cosa che non dovrebbe esserci. È buio. L’unico rumore avvertibile è il ticchettio della sveglia. Ma quella percezione non lo abbandona. Poi quando è costretto ad alzarsi si accorge che lì sotto c’è il vuoto assoluto, a parte qualche gomitolo di polvere e una pallina da tennis dimenticata. Si è solo lasciato condizionare dall’eco di un sogno, dunque. Un sogno… Magari fosse tutto un sogno. E invece deve abbandonare davvero tutta la sua vita in Colorado per seguire la famiglia in West Virginia: il padre, un uomo imbelle, la sua nuova compagna, odiosa, e la di lei figlioletta, che lo adora, ma non sta buona un nanosecondo…

Crescere non è facile, mai, in nessun tempo e in nessun luogo. E certi cambiamenti possono più di altri lasciare il segno, creare problemi, difficoltà. Leo è arrabbiato col mondo, tanto da non accorgersi, almeno all’inizio, delle opportunità che il futuro, sorprendente per definizione, può riservargli, e da non vedere ciò che esiste accanto a lui. Forse proprio per questo motivo, d’altro canto, è più pronto di tanti, poiché disincantato, ad affrontare l’ignoto, a cercare di capire, in particolare a tentare di svelare il mistero di creature che si divertono a terrorizzare la gente con alito fetido e artigli impietosi. È una storia semplice e divertente, non pretenziosa né banale o solamente per ragazzi, scritta e sceneggiata bene, persino istruttiva, e che si legge d’un fiato.