
C’è un giornalista - per la precisione il caporedattore di un giornale locale del profondo nord - che abita un appartamento da single, disordinato e arredato con l’indispensabile. Nella voce “indispensabile” figurano per lui la birra Moretti (sua preferita in assoluto, e i suoi amici dicono perché porta il suo stesso nome) e le patatine di una nota marca commerciale. Ordunque, Luca Moretti, caporedattore di “Torinonews”, ha fondamentalmente questa vita: lavoro, colleghi e un direttore a cui badare e il suo appartamentino dove rifugiarsi a fine giornata. Una sera qualsiasi di una giornata qualsiasi Luca torna a casa e dopo aver fatto, senza nessun risultato soddisfacente, un po’ di zapping passando da un programma mediocre all’altro, decide di concentrare la sua attenzione sulla posta in arrivo. Tra le varie buste e dépliant che decide di tenere ci sono una bolletta, un plico per la pizza a taglio, una busta anonima. Luca la apre incuriosito dal packaging e ci trova un messaggio che a una prima lettura considera del tutto delirante: “Fermate lo spettacolo al teatro Regio o una persona morirà”. Tra un sorso di Moretti e qualche manciata di patatine Luca decide di chiamare, nonostante l’ora tarda, la sua amica/collega di redazione e di raccontarle della missiva che ha ricevuto con annesso messaggio. La collega assonnata e scafata gli risponde tranquillizzandolo a suo modo: “Luca, a Torino tu stai sulle palle a metà città mentre l’altra metà della città non sa neppure chi sei”. Pertanto secondo lei è lo scherzo di un mitomane oppure è uno che desidera fargli fare una figura barbina facendogli dare una notizia falsissima di cui poi tutti lo prenderanno inesorabilmente in giro. Luca Marino un po’ ci pensa alle parole della sua collega, un po’ invece vuole credere al suo istinto di cronista che gli dice che forse forse invece un matto vero in giro per Torino c’è. E purtroppo ci azzecca in pieno! La prima vittima, una prostituta, viene ritrovata morta proprio il giorno dopo e purtroppo a questo primo delitto ne seguiranno parecchi, sempre annunciati a Moretti. Ma chi è il serial killer e perché ha scelto proprio Luca per i suoi agghiaccianti messaggi?
Indagine parallela segna la seconda vita di Rocco Ballacchino come scrittore. Finalmente liberatosi di un passato editoriale che stava diventano davvero stucchevole in ogni senso, si presenta ai suoi lettori con un giallo a dire poco perfetto a livello di storia, personaggi e ambientazione. Ora: il messaggio che arriva al cronista da parte del serial killer è un tema sfruttatissimo, ma è proprio per questo che Rocco è bravo, perché lo dipana e lo arricchisce a suo modo. Prima di tutto la stessa indagine parallela che Moretti fa per conto proprio e, che si affianca a quella degli investigatori ufficiali parte da una scelta di vita. Luca viene “declassato” in redazione, gli si preferisce una giovane cronista spacciata come cambio generazionale, e quindi Moretti è bravissimo a mettere tutti i tasselli insieme (compreso quello di una caterva di ferie non godute ancora da scontare) e a capire che a volte bisogna interpretare al meglio gli “alambicchi della vita” e cogliere occasioni importanti anche quando sembrano solo sfortune. Come per la trama anche per il personaggio del cronista investigatore esiste una letteratura e una cinematografia infinite, ma anche qui Ballacchino è superbo e regala ai lettori un protagonista fresco, deliziosamente sfigato, meravigliosamente intuitivo. E poi c’è Torino. I bravi giallisti fanno sempre sì che la città che dà vita all’ambientazione principale diventi un altro personaggio del libro a tutti gli effetti, ma in Indagine parallela Ballacchino fa di più, crea un vero e proprio viaggio virtuale, un tour che ai lettori piace moltissimo anche prima di arrivare a leggere la nota dell’autore dove viene esplicitamente dichiarato l’intento di chi scrive. In conclusione, lunga vita al nuovo Rocco che piace e convince e che forse ha trovato la vera ispirazione letteraria per tanti altri gialli di grande qualità.