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Inganno

Inganno

C’è lui. E c’è lei. Due amanti. Si incontrano a Londra, nell’appartamento di una casa senza ascensore: una stanzetta arredata in modo spartano, senza neanche un letto per dormire, ma con un tappeto da palestra per fare esercizi contro il mal di schiena e consumare adulteri. Dalle finestre, senza avvolgibili né tende, i vicini possono tranquillamente vedere quello che succede lì dentro: un uomo che batte a macchina, o che legge, accanto a una scrivania con pile instabili di fogli — il suo manoscritto incompleto e la raccolta di trafiletti su Israele, che lui ritaglia dai giornali londinesi per dimostrare che gli inglesi sono antisemiti. Possono vedere anche una donna, comodamente seduta su una poltrona di pelle nera, che si lamenta continuamente del matrimonio infelice e complicato in cui si sente intrappolata. Lui, Philip, è uno scrittore ebreo-americano di mezza età, sposato, dal carattere maniacale, che a Londra partecipa a eventi mondani e culturali; lei, più giovane, colta, estroversa e affascinante, ma anche nevrotica e solitaria, ha una figlia e un marito che l’accusa di avergli rovinato la vita sessuale e che la tradisce con l’amichetta di turno; sopporta a mala pena la madre in visita per il weekend, i pranzi con la suocera e la bambinaia “testona”. In questa stanzetta i due stanno bene insieme, parlano, anche se lui ascolta principalmente — dirà di se stesso: “Sono un ecouteur, un audiofilo. Sono un feticista dei discorsi” —, in uno stato d’animo pervaso da quella serenità e da quell’intimità tipiche del momento che precede l’atto sessuale e, soprattutto, che lo segue…

La vita e l'opera di Philip Roth sono sempre state intrinsecamente legate: traendo ispirazione dalle proprie esperienze sentimentali e di scrittore, Roth ritrae spesso personaggi che sono suoi alter ego e compaiono in diverse opere. Non fa eccezione Inganno, dove l'identificazione con lo scrittore è chiara, mentre meno chiara è la distinzione fra vita reale e vita immaginaria/letteraria. Il romanzo ha la peculiarità di essere composto interamente da frammenti di conversazione tra un uomo e una donna, soprattutto “pre” o “post coitum” — a volte risulta difficile capire chi stia parlando, se lui o lei. Ci sono i dialoghi con la sua amante inglese, ma anche con altre donne, due delle quali provenienti dall'Europa dell’Est, mentre è stata eliminata ogni parte espositiva. Le situazioni appaiono molto reali, eppure, quando la moglie scopre e legge il suo taccuino, lo scrittore si giustifica affermando: “Tutto questo non sono io, tutto questo è lontanissimo da come sono io, è un gioco, uno scherzo, un modo per impersonare me stesso!”, e più in là: “Quando scrivo storie inventate dicono che faccio dell’autobiografia, quando faccio dell’autobiografia dicono che sono storie inventate, e allora, visto che io ho le idee così confuse e loro invece sono tanto in gamba, che siano loro a decidere cos’è o cosa non è”. In questo gioco di specchi e di rimandi, in cui sono evidenti le infinite potenzialità del linguaggio e delle scelte formali, il protagonista maschile, afferma di aver solo immaginato di avere, fuori dal suo romanzo, una storia d’amore con un personaggio che sta dentro il suo romanzo. Come dire che se ciò che ci sembra realtà forse non è nient’altro che finzione, allora, quello che ci sembra finzione potrebbe essere altrettanto spesso realtà. Nel 2022 il regista Arnaud Desplechin ha tratto dal romanzo un film interpretato da Léa Seydoux, Emmanuelle Devos, Miglen Mirtchev, Denis Podalydès, Madalina Constantin, Anouk Grinberg, Rebecca Marder.