
Leicester, Regno Unito. Mia è un’adolescente che condivide con le coetanee il malumore e il subbuglio ormonale, ma non gli interessi: è infatti appassionata di danza e sogna di diventare una ballerina professionista, una prèmière etoile, entrando alla costosissima scuola di ballo Royal Ballet School di Londra. Ma il suo corpo sta cambiando e la mette in difficoltà, anche se studia danza classica da quando è piccolissima. La sua è una famiglia mutilata da quando il padre se n’è andato di casa per andare a vivere con la sua nuova famiglia perfetta, mentre la loro era la brutta copia, nonostante i momenti felici, documentati da numerose fotografie sorridenti. La mamma cerca di non dare a vedere la sua sofferenza, mentre lei si sente ancora fuori posto, un pesce fuor d’acqua, del resto è facile sentirsi né carne, né pesce con una mamma italiana e un papà inglese. La sua amica Nina è per lei come una sorella, si conoscono dall’asilo e da allora sono inseparabili e invincibili. Anche se diversissime. Insieme sognano, studiano, sperano e vivono. Mia ha solo un segreto che non confesserà mai a Nina: da quando ha tre anni è segretamente innamorata di Patrick, il suo fratello bellissimo e perfetto...
Testarda, sarcastica, insolente, a volte egoista: Mia è il ritratto tipico di un’adolescente che può infastidire ma che riporta gli adulti indietro nel tempo, a un periodo della vita difficile e doloroso, quella cerniera tra l’infanzia e l’età adulta. Narrato in prima persona, racconta gli adolescenti e la paura di crescere, le difficoltà, l’immaturità, le fragilità e le insicurezze, il bisogno di approvazione e popolarità, l’egoismo, la voglia di indipendenza... Ma non solo, racconta anche la necessità di prendersi le proprie responsabilità di fronte a ogni scelta, e che bisogna conoscere le persone prima di giudicarle. Pone, inoltre, l’accento sulla tenacia e il coraggio di seguire i propri sogni, lottando per essi, senza lasciarsi scoraggiare, anche a costo di sacrifici e sudore. Lo stile è leggero, semplice, scorrevole, e non troppo sdolcinato, ma a tratti anche divertente. L’amore è comunque il filo conduttore della storia, un amore visto da angolazioni diverse e che assume significati diversi, ma pur sempre amore. Innamorata di un angelo dimostra che in un attimo tutto può cambiare, come la teoria della pallina sul piano inclinato: ogni evento ulteriore sarà modificato in successione, senza possibilità di intervenire. Il linguaggio è un po’ troppo maturo, ma forse Federica Bosco si è presa una licenza poetica che permette di sopportare meglio la protagonista. Peccato per qualche elemento un po’ superficiale, che però non disturba più di tanto. Il finale a sorpresa spiazza il lettore e ribalta la storia, fornendo materiale per il sequel.