Salta al contenuto principale

Inquisizione Michelangelo

Inquisizione Michelangelo

Autunno 1542. Michelangelo accusa la stanchezza accumulata negli ultimi tempi e si sente molto debole. Le sue mani sono bianche a causa della polvere di marmo, materia prima di molte delle sue opere. L’artista sospira e si guarda intorno: la sua casa è estremamente spartana e quasi vuota, ma è il suo rifugio, l’unico luogo nel quale riesca a trovare conforto. Si alza in piedi e spalanca la porta: eccolo il quartiere in cui vive, Macel de’ Corvi. Si tratta di un rione popolare e sporco, preciso riflesso di ciò che sta accadendo a Roma. Il quartiere pare agonizzante davanti ai suoi occhi e porta in sé l’immagine di un male più profondo che sta, poco alla volta, consumando l’intera città, sempre più alla mercè dei papi, sovrani temporali, affamati di potere, che hanno completamente perso di vista la spiritualità. Sta nevicando e, mentre i fiocchi candidi si posano su ogni cosa, Michelangelo sente una potente malinconia impossessarsi di ogni fibra del suo essere e capisce che ciò che sta facendo è sbagliato. Ha pensato di avvicinarsi a Dio modellando il marmo, ma ha ceduto alle lusinghe del denaro e della fama, mostrandosi ambizioso e corrotto al pari di tutti quei potenti verso i quali muove le sue critiche. Ma, forse, non è troppo tardi per invertire la rotta e cercare una redenzione. Ha sentito aria di rinnovamento provenire dal Nord Europa, dove le parole di un monaco tedesco- ritenute dal cardinale Gian Pietro Carafa, uomo che si erge a baluardo estremo di fronte all’incombente rischio di eresia, false ed estremamente pericolose- infiammano i cuori e parlano di fede, pietà e misericordia. Ecco, dedicherà il suo tempo, d’ora in poi, a proteggere questo nuovo afflato di vera fede dalla corruzione e dalla sete di potere e smetterà di obbedire ciecamente agli ordini dei papi. Indagherà con attenzione il proprio cuore e ne riporterà ogni battito e ogni riflesso sul marmo...

La capacità narrativa ed evocativa di Matteo Strukul - vero orgoglio italiano, autore tradotto in venti Paesi e capace di incantare, con i suoi libri, ogni volta come se fosse la prima - è indubbia. Con questo romanzo decide di condurre il lettore nella Città Eterna intorno alla metà del Cinquecento, una realtà grondante d’arte e bellezza, dietro le quali si nascondono tuttavia terribili nefandezze e un mondo dissoluto. In un arco temporale di cinque anni, in cui tradimenti, vendette, conflitti religiosi e lotte di potere animano la realtà romana e italiana, Strukul pone la sua attenzione sulla figura del celebre Michelangelo Buonarroti - artista appassionato ed iracondo tanto quanto capace di mostrare slanci di gentilezza e profondo amore - mentre si vede costretto, a causa di seri conflitti con le autorità religiose e politiche dell’epoca, a mettere in discussione tutte le sue certezze e, di conseguenza, la sua intera esistenza. Si tratta del periodo in cui l’artista sta ultimando la tomba di Giulio II e sta, contemporaneamente, coltivando una profonda amicizia con Vittoria Colonna. Sono gli anni della rivolta luterana, anni in cui la Chiesa corre il pericolo di uno scisma. Se da un lato dominano corruzione e disfacimento, dall’altro c’è chi anela a tornare ad una fede più vicina alle sue origini, più semplice e volta a trovare un dialogo diretto con Dio. Ed è proprio la ricerca del rapporto con Dio ad animare Michelangelo, che finisce per operare scelte delicate e coraggiose per dar seguito alla sua rinnovata esigenza di creare forme d’arte che si pongano esclusivamente a servizio del più profondo messaggio cristiano. Sarà una lotta condotta accanto, o contro, personaggi storici raccontati da Strukul con la consueta maestria che si affiancano a figure di fantasia, non meno singolari e carismatiche. Una vicenda ricca di azione e di pericolo, che lascia spesso con il fiato sospeso, ma che racconta allo stesso tempo - con estrema dolcezza - la compassione, la condivisione e l’amore.