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A.A. Fantascienza cercasi: un concorso per ricordare nostro padre

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A.A. FANTASCIENZA CERCASI è un concorso letterario bandito dall’Ufficio Scolastico Regionale e dal MIUR, destinato alle scuole medie inferiori di Roma e del Lazio, dedicato a “2001: Odissea nello spazio” ‒ film e libro ‒ nel 50° anniversario della loro uscita. Abbiamo chiesto ad Alessandra e Augusto Albanesi, ideatori del concorso, come nasce questa idea.




Prima di tutto una curiosità. Ma non manca una A nel titolo?
È una giusta osservazione, che nasconde anche il motivo per cui è nato questo progetto. A.A. sta per Antonio Albanesi. Nostro padre. Giornalista e scrittore appassionato di fantascienza, scomparso tre anni fa.

Perché avete deciso di ricordare vostro padre proprio attraverso un concorso letterario?
Noi abbiamo avuto una grande fortuna, quella di crescere in una casa piena di libri. Ne eravamo letteralmente circondati: negli scaffali della libreria, sui comodini di ognuno di noi, i libri erano appoggiati uno sull’altro. Vicino alle poltrone formavano delle pile instabili. Era bellissimo.

Vostro padre era quindi un accanito lettore e oltre ad avervi trasmesso l’amore per la lettura vi ha appassionato al mondo della fantascienza…
Nuovi o usati, quei volumi erano per noi come degli amici di famiglia. Nostro padre – in particolare – divorava libri di fantascienza, se ne nutriva e ci ha, inevitabilmente, contagiato. Ma la sua era una passione a tutto tondo; era capace di leggere anche due o tre libri contemporaneamente, assecondando le sue molteplici passioni: Cronache dalla Galassia, Pesca al largo e Il nome della rosa. Molti di questi avevano in copertina astronavi, galassie lontane, robot, extraterrestri. Forse era diventato anche un suo modo di pensare. Usava la sua sconfinata fantasia per spiegarci il presente e – al tempo stesso – ci prospettava quello che sarebbe stato un possibile futuro. Molte cose sono successe davvero.

La fantascienza come strumento per raccontare e spiegare il mondo, dunque…
Assolutamente. Applicava la fantascienza a tutti gli aspetti della vita, soprattutto nella politica e nella cultura.

Immagino che l’amore per la fantascienza lo portasse anche ad indagare altri campi oltre a quello dei libri, no?
Certo. Non solo ne leggeva, ma non perdeva mai un film al cinema o in televisione. Abbiamo visto insieme tutta la serie de Il pianeta delle scimmie a Massenzio un’estate e poi E.T, Il pianeta proibito e Blob - Fluido mortale. Il primo film visto insieme è stato 2001: Odissea nello spazio e l’ultimo Incontri ravvicinati del Terzo tipo, che amavamo rivedere. In mezzo tanto amore per questo genere pieno di genuina follia e razionale fantasia. Si entusiasmava alla follia. Era fermamente convinto sia che gli alieni avevano già abitato il nostro pianeta, ma soprattutto che sarebbero presto tornati.

Spesso mi avete raccontato del telescopio che aveva nella vostra casa di campagna, in Umbria, e di quanto vostro padre amasse divulgare la fantascienza con i bambini e i giovani del luogo…
Ci ha insegnato a tenere lo sguardo alto, sia perché non dovevamo temere nulla e non dovevamo vergognarci mai di quello che eravamo, sia perché dovevamo essere sempre pronti a vedere chi, da altre galassie, sarebbe potuto arrivare a portarci via. È vero, aveva un telescopio puntato in cielo in attesa di cambiamenti, di asteroidi e noi, naso all’insù, lo seguivamo nelle sue discussioni e nei suoi racconti. Uno dei grandi meriti è stato proprio quello di divulgare questa sua passione. Non solo a noi figli, ma ad amici e conoscenti, come un contagio. Le sue favole non erano le solite favole con cappuccetti rossi o lupi, con balene e fatine. No. Le sue favole erano diverse: mondi lontani, dove per spostarsi si usavano le astronavi e gli abitanti avevano almeno tre occhi e la pelle verde. Prendevano spunto da Verne o Wells con viaggi fantastici o macchine del tempo. E poi, con il tempo le favole sono diventate racconti ai quali i nostri amici - e i ragazzi con cui discuteva di questi argomenti - facevano a gara per partecipare. A volte avevamo paura, ma poi tutti insieme la superavamo.

Devono essere stati momenti molto belli. La capacità divulgativa di una persona è una dote rara e molto generosa, quando la si applica soprattutto nel dialogo con i giovani. Non credete?
Sì, sono stati momenti bellissimi e ancora oggi che papà non c’è più ci sono tante persone che ci ringraziano e ci ricordano quanto lui amasse parlare di questa sua grande passione. Ecco, quello che noi vorremmo con questo progetto è propri quello di dare un pretesto, prima di tutto ai ragazzi, di conoscere questo fantastico genere letterario, di esplorarlo grazie al contributo di Mangialibri di pensare la vita con gli strumenti che la fantasia può dare. La fantascienza in fondo cos’è – si chiedeva poco tempo fa Aristide Maselli “È un pretesto; un modo di dire, fondamentalmente. Un modo di far succedere le cose”: e questo è un pretesto meraviglioso anche per noi; un modo per continuare a guardare oltre con il cannocchiale puntato sul cielo. Questo è il nostro più grande desiderio: alimentare nei giovani la fantasia, la creatività, la capacità a guardare oltre. Soprattutto attraverso i libri. E perché no? A SOGNARE. Per questo auspichiamo vi sia una grande partecipazione degli studenti del Lazio. Studiare e attraverso lo studio fantasticare. Desideriamo per questo ringraziare tutti quelli che abbiamo già contagiato con questa passione in questo progetto e soprattutto tutti i dirigenti scolastici e gli insegnanti che aderiranno al nostro progetto. Sarà una bellissima avventura per tutti noi.