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Intervista a Angelo Petrosino

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Angelo Petrosino è persona squisita: lo incontriamo all'ombra del duomo di Pietrasanta in occasione del festival Anteprime 2013. Ci sediamo sui gradini (“Era dai tempi della scuola che non mi sedevo sugli scalini di una chiesa”, esordisce lui sorridendo), i bar sono pieni di gente, la sala stampa zeppa di giornalisti e le panchine tutte già prese d'assalto dal popolo del Festival. Così ci accodiamo e con carta e penna ci apprestiamo a una bella chiacchierata.




In tanti anni con Valentina qual è il cambiamento più difficile e quale quello più bello che ha dovuto affrontare nell'attualizzazione del tuo personaggio?
Valentina è “nata” vent’anni fa con delle caratteristiche personali precise: la curiosità, l’intraprendenza, l’insofferenza per i luoghi comuni, una grande comprensione per le ragioni degli altri, un’apertura al nuovo senza pregiudizi. Valentina si fa domande difficili e cerca risposte non scontate. La sua capacità di introspezione l’aiuta a trovare quasi sempre soluzioni adeguate ai problemi e alle difficoltà che deve di volta affrontare. Queste doti, che non escludono una buona dose di umiltà nell’ascoltare i suggerimenti di chi ne sa più di lei, sono sempre rimaste il suo abito mentale nel corso di questi vent’anni e hanno costituito un modello e un punto di riferimento soprattutto per le sue coetanee lettrici, come continuano a scrivermi nelle loro migliaia di lettere. Il cambiamento più difficile da rendere, per me, è stato quello del passaggio all’età adolescenziale, descritto nella collana che racconta le sue avventure al liceo. So benissimo quale rottura avvenga nei comportamenti, nei punti di vista, nei rapporti con i gruppi con i quali si viene in contatto a questa età. Ma io ho evitato di ingigantirli, come di solito si fa. Ho fatto correre a Valentina il rischio di non riflettere interamente quella sorta di mutazione antropologica che sembra caratterizzare le quattordicenni d’oggi. Ho lasciato che continuasse ad essere coerente con l’individualità che le ho attribuito sin da piccola. D’altra parte, pur parlando di una Valentina adolescente, io ho volutamente tenuto d’occhio le lettrici dai nove ai dodici anni. Sono esse, per mia esperienza, le fruitrici più accanite dei libri di Valentina. Una Valentina grande con dei lineamenti meno aggressivi di quanto siano quelli delle ragazze che hanno la sua età, viene sentita più vicina da chi ancora sosta sul crinale tra infanzia e preadolescenza. Insomma i libri di Valentina al liceo sono amati e letti anche dalle bambine che frequentano la scuola elementare e il primo anno di scuola media.


Come sono cambiati i bambini nell'arco di questo ventennio?
I bambini riflettono più degli altri i cambiamenti della società in cui vivono. Devono fare i conti con le aspettative che gli adulti hanno nei loro confronti: padri, madri, insegnanti che sono  condizionati a loro volta dalla trasformazione del contesto  in cui svolgono la loro funzione. In questi ultimi anni sono molto cambiati i ritmi di apprendimento dei bambini. L’impiego diffuso degli strumenti digitali(computer, telefonini) rende sempre più difficile l’apprendimento lento, la capacità di riflettere e di elaborare le idee. Hanno a che fare con quantità enormi di dati, che imparano a gestire con abilità, ma che alla fine lasciano un po’ confusi. Le pagine di un libro da studiare diventano più faticose da affrontare rispetto a quelle di un tablet o di un computer. L’attenzione si fa più labile, e il rischio della superficialità più concreto. Gli strumenti digitali solo in apparenza allargano la conoscenza degli altri. In realtà non soddisfano i bisogni veri di una comunicazione efficace. Perciò, secondo me, la solitudine è spesso l’epilogo di una frequentazione troppo insistita dei nuovi mezzi di comunicazione.


In cosa sono rimasti uguali?
Nei loro bisogni fondamentali, tuttavia, i bambini sono rimasti uguali. Il bisogno dell’amicizia, il desiderio di avere accanto adulti affidabili, la necessità di un luogo privato, in casa, dove realizzare una sorta di regno da governare secondo criteri dettati da sogni e desideri. Non è cambiata la fragilità infantile, il bisogno di sentirsi accettati dai coetanei più prossimi, quelli con i quali si vive in classe, per esempio. La scuola, oggi più di ieri, è il luogo in cui si gioca il gioco della vita, l’ambito in cui si giudica e si è giudicati, in cui si cresce confrontandosi e scontrandosi. Il cortile e la strada, infatti, sono diventati luoghi vietati oppure ostili e gli incontri occasionali per scoprire gli altri  non sono quasi più possibili  nelle nostre città.


Come scrittore, quali sono le possibilità e i limiti di avere un'eroina bambina?
Le possibilità dipendono dalla capacità di chi scrive di immedesimarsi totalmente in una eroina come Valentina. Se questa immedesimazione avviene, si può dare espressione a un mondo per lo più non facile da raccontare da parte di adulti poco addestrati ad ascoltare la voce dell’infanzia. Il fatto che io ci riesca con risultati più che soddisfacenti è testimoniato dalle lettere che mi hanno raggiunto(e continuano a raggiungermi) nel corso di vent’anni. Lettere nelle quali la prima domanda è sempre la stessa: “Come hai fatto a metterti così bene nei panni di una bambina e di una ragazza, visto che riesci ad esprimere attraverso Valentina  tutto ciò che io sento e provo?”. Personalmente, quindi, non trovo nessun limite espressivo nel personaggio di una bambina. Nemmeno nel linguaggio. I libri di Valentina, infatti, sono anche opere corali. Al loro interno non agisce solo Valentina, il cui punto di vista è prevalente nell’organizzare le storie. Valentina è affiancata, in ogni libro, da personaggi sempre nuovi: personaggi infantili e adulti singolarmente caratterizzati(da un giornalista a uno scrittore, da un veterinario a un professore, da un pensionato a un farmacista, da un contadino a un senza casa e così via). Questo mi permette di variare situazioni, linguaggi, punti di vista. I libri di Valentina sono inoltre caratterizzati dalla dimensione del viaggio. Molte storie sono ambientate in diverse parti d’Italia e in diversi contesti europei: da Zurigo a Parigi, da Londra a Madrid, dalla Cornovaglia alla Scozia. Sono luoghi dove ho sostato e vissuto e vi ricorro spesso perché facciano da sfondo ai vagabondaggi di Valentina tesi a perfezionare la conoscenza di se stessi e degli altri.


Che cosa ti ha insegnato Valentina?
Valentina mi ha insegnato ad essere più attento all’uso di un linguaggio preciso, immediato, efficace. Mi ha aiutato a indagare più a fondo il senso della crescita nel mondo d’oggi e la condizione dell’infanzia in un contesto sociale e culturale che cambia velocemente. Valentina mi ha permesso di analizzare meglio le educazioni sentimentali, i rapporti tra adulti e bambini, le nuove forme di vita familiare. Con Valentina ho potuto confrontare tante storie infantili, la società multietnica, la funzione della scuola, i mutamenti tecnologici con le loro ricadute immediate ed epocali sull’infanzia. Valentina, insomma, è un personaggio che per me funziona come una sonda per indagare il cammino dell’infanzia nei meandri e nella complessità del nostro tempo.


Cosa dobbiamo aspettarci da Angelo Petrosino nel prossimo futuro?
Nei libri di Valentina sono sempre stato molto attento a coltivare anche il tema della memoria. L’ho fatto in forma di romanzo ma anche con un approccio parzialmente didattico, come nei Viaggi nella Storia d’Italia con Valentina. Il prossimo novembre esce un romanzo basato sulla ricerca delle proprie radici da parte di Valentina. Piano piano, con un lavoro paziente di ricerca intriso di mistero, Valentina ripercorrerà la storia dei propri antenati fino a metà Ottocento, scontrandosi con molte sorprese. Ma la mia attenzione all’attualità mi ha portato a concepire anche un romanzo sulla nostra Costituzione. Il libro è già finito e l’uscita è prevista per il prossimo febbraio 2014.