Beatrice Masini è nata, vive e lavora a Milano. È una valida traduttrice e a sua volta è stata anche tradotta, essendo pure un’autrice, e prolifica: nella maggior parte dei casi, il suo sguardo attento e sensibile è rivolto verso i più giovani, i bambini, gli adolescenti, i ragazzi, quelli insomma che lei stessa definisce come il futuro della società. Per questo non si tira indietro di fronte a nessun tema, che affronta con uno stile originale e chiaro. E non si tira indietro nemmeno quando le propongo un’intervista via mail.
L’infanzia è un momento difficile, sempre. Si ha paura di non venire capiti, di non essere ascoltati. E spesso si è soli davanti a fatti che non si riescono a interpretare. Ma si cresce anche tentando le proprie interpretazioni, e questo non è cambiato. Oggi i bambini possono sapere più cose; hanno una miriade di storie, figure e libri a disposizione; i videogiochi creano mondi prodigiosi. In via teorica dovremmo veder crescere generazioni più immaginative anche davanti alla realtà.
Cos’è per te scrivere?
È entrare in uno spazio solitario in cui il senso del tempo è sospeso, perché conta solo il tempo della storia. È fatica, ricerca di nuove forme, nuovi modi di espressione. È un tempo che basta a se stesso e non ha bisogno di altro.
C’è una storia che sogni di raccontare? Perché non l’hai ancora fatto?
Molte, ma sono tutte lì, in forma di appunti, poche righe buttate giù senza troppo pensare. Se varrà la pena di raccontarle lo decideranno loro: una storia vuole essere raccontata, te lo chiede e basta, al momento giusto.
Se non fossi diventata una scrittrice cosa avresti voluto essere?
Forse avrei cercato di continuare a fare la giornalista, per raccontare le storie degli altri.
Dove si può trovare secondo te il senso a un lutto, una perdita? Tu ne parli, per esempio, in Si può. E come spiegare tutto questo a un bambino?
Francamente non lo so. Ho cercato di scrivere una storia che parla di quello che succede dopo. Il prima proprio non avrei potuto affrontarlo.
Che valore hanno per te la natura e gli animali?
Mi interessano, mi circondano, mi incuriosiscono, mi stupiscono. Non ne sono mai sazia.
Io non mi separo: famiglie “tradizionali” e “allargate”. Che consigli ti senti di dare?
Nessuno, per carità. Le famiglie allargate sono strani animali, tutti diversi, inclassificabili. Come le famiglie tradizionali, del resto. A volte assumono bizzarri equilibri che hanno un che di straordinario.
Che errori fanno gli adulti nei confronti dei bambini?
Li sottovalutano, sempre. Anche quando li mettono al centro del mondo come piccoli re li stanno sottovalutando.
Che percentuale di te è rimasta ancora bambina? Quale caratteristica, se c’è, hai perso, e vorresti ritrovare?
Credo di ricordarmi molto bene di me da bambina, e che molti dei moti di allora siano ancora vivi: lo sdegno puro davanti all’ingiustizia, il desiderio di riuscire ad aggiustare il mondo. Spero che mi sia rimasta e resti con me a lungo la voglia di credere che c’è sempre un meglio possibile.
I libri di Beatrice Masini