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Intervista a Birgit Birnbacher

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Birgit Birnbacher è una talentuosa autrice salisburghese, ispirata, generosa e sensibile. Diventata scrittrice quasi per caso, ha dimostrato di saperci fare attraverso uno stile di scrittura ironico, ma capace di emozionare il lettore, ne sono prova i vari premi vinti a partire dal 2016 in seguito alla pubblicazione del suo primo romanzo. Non ha paura di trattare temi scomodi e di andare a fondo quando vuole mettere in luce i limiti e le contraddizioni della società. Con disponibilità ha accettato di rispondere ad alcune domande relative al suo lavoro.



Hai operato come volontaria in India ed Etiopia, in seguito ti sei laureata e hai lavorato come assistente sociale. Quando hai deciso di diventare una scrittrice?
Mai. Sono scivolata in situazioni e circostanze in cui qualcuno mi ha motivato a provarci, ancora e ancora. È stata soprattutto fortuna.

Com’è nata l’idea di raccontare la storia di Arthur Galleij nel tuo Fuori? Come hai conosciuto chi ti ha ispirata?
Un giorno ho visto un’installazione artistica nel centro storico della mia città natale, Salisburgo. Rappresentava una cella, rosa, situata al centro di un enorme spazio affollato. È risultata essere la cella di una prigione nella sua dimensione originale. Sono scesa dalla bicicletta e ho pensato a quanto fosse piccola. Ho guardato attraverso la minuscola finestra e all'interno c'erano scritte originali dei prigionieri sul muro. Credo che questo sia stato l'inizio di una storia più lunga.

Arthur ha difficoltà a comunicare i suoi pensieri e non riesce a parlare con i genitori. Quanto influisce il background familiare nei ragazzi che commettono reati, come lui?
Molte cose, come il background familiare, influenzano tutti noi nell’agire in modo sbagliato o in modo giusto, confrontandoci con la vita.

Arthur cerca di ricominciare una nuova vita, ma è difficile. Perché molte persone hanno paura di dare una seconda possibilità a chi sbaglia?
Ti piacerebbe assumere un ex detenuto? Anche se la sua personalità sembra piacevole, il fatto è che è stato in prigione e ha sperimentato sulla sua pelle solitudine, rabbia, violenza e, nella maggior parte dei casi, droghe. Perché dovresti assumerlo, se hai la possibilità di assumere altri?

Quali iniziative sono necessarie, ma mancano, secondo te, per aiutare chi esce dal carcere a reinserirsi nella società?
Migliori condizioni in carcere. Un lavoro adeguato. Contatti sociali. Ma ovviamente il problema è: chi mai pagherebbe per queste cose? Non esistono legalmente lobby a favore dei carcerati. La sola via d’uscita da questo enorme problema sociale è comprendere che non facciamo un favore a nessuno se li trattiamo male, perché quando usciranno saranno anche peggio. È una questione che ci riguarda tutti. Specialmente quando escono hanno bisogno che qualcuno si prenda cura di loro. Incontrare un assistente sociale una volta al mese non è sufficiente. Alcuni di loro una volta usciti dal carcere non sanno come usare uno smartphone.

In Italia le carceri sono sovraffollate. Com’è la situazione in Austria?
Sono sovraffollate, ma dalle persone sbagliate. In Austria preferiscono andare in prigione per tre giorni invece di pagare una multa. Ci sono molti di questi visitatori a breve termine, il che è un fallimento politico, credo.

Puoi raccontare ai lettori le tue emozioni durante le ricerche e la scrittura del libro?
Ci sono stati alti e bassi. Ho incontrato così tante persone fantastiche, lavorando in prigione come assistente sociale. Ho incontrato giovani uomini con storie orribili, con terribili background familiari. Alla maggior parte di loro sono capitate le peggiori situazioni che si possano immaginare.

Hai vinto numerosi premi, tra cui il prestigioso premio Ingeborg Bachmann. Quali sono i tuoi obiettivi?
Come madre sto tentando di mantenere felice la mia famiglia attraverso le sfide della vita di un’artista. Nelle pause cerco di scrivere qualcosa di buono. Se il lavoro potesse andare avanti in questo modo, non avrei altro da desiderare.

Stai lavorando a un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti?
Il mio nuovo romanzo parla del lavoro e di ciò che facciamo per vivere. I suoi diversi scopi e possibilità per donne e uomini. Uscirà a febbraio. Sono nervosa, ma anche entusiasta. Chissà se ce ne sarà un altro dopo? Quando scrivo mi fa male la schiena e la mia faccia sembra invecchiata. Forse proverò qualcos'altro.

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