
Camille durante la sua infanzia tra le vigne del Bordeaux leggeva molto e parte da lì il suo desiderio di scrivere. Studia letteratura a Parigi, si dedica a poemi e racconti, allo yoga e alla lingua giapponese. Dopo la laurea vola in Giappone, Paese che adora e dove non a caso ha ambientato le sue Cronache dell’acero e del ciliegio, una saga avventurosa ma anche raffinatissima. Grazie all’ufficio stampa de L’ippocampo editore, che ha fatto da tramite, Camille risponde alle domande di Mangialibri. La foto è di Chloé Vollmer.
Le cronache dell’acero e del ciliegio stanno affascinando i lettori italiani sin dal primo volume della saga, ti fa piacere?
Sono esaltata dalla splendida accoglienza del mio romanzo in Italia. Onestamente è fantastica e mi fa sentire molto fortunata. Un sacco di lettori italiani mi hanno scritto su Instagram scrivendo “Grazie per il libro” o “Non vedo l’ora che esca il secondo”. Sono veramente grata a loro e a L’ippocampo per questa incredibile opportunità.
Anche l’oggetto libro è molto bello: la copertina, il logo, la mappa e i motivi decorativi, grandi complimenti a Gabrielle Monceaux…
Sono felice di sentirlo! Io e il mio editore ci abbiamo messo mente e corpo. Mia sorella è una delle persone ad avere letto per prima il romanzo. Era molto importante per me avere le sue splendide illustrazioni nel libro. La copertina è stata invece disegnata dal talentuoso Olivier Balez. Non vedo l’ora che tutti possano vedere la copertina del secondo volume, penso sia ancora più bella della precedente.
La scelta di ambientare la storia in Giappone ti è venuta naturale per l’amore che porti alla cultura di questo Paese, ma quanto studio ti ha richiesto, per la stesura dei libri, per la veridicità storica, per usi e costumi?
Ho studiato e fatto molte ricerche durante il processo di scrittura. È difficile quantificare, ma ho passato molte ore a leggere, fare ricerche online e nelle biblioteche per documentarmi prima di scrivere. Anche se non sono una specialista della Storia giapponese in particolare, ho una specializzazione in Storia e questa potrebbe essere la ragione del mio voler essere il più accurata possibile. Riportare alla vita la quotidianità del periodo Edo è stata una delle mie cose preferite. Il risultato? Casa mia è invasa da libri in inglese e francese sugli usi, i costumi, l’architettura, il cibo e le armi del Giappone del XVII secolo.
La via della spada è un impegno di vita, a cosa la potresti paragonare per noi occidentali? Hai mai tenuto in mano una katana?
Direi che per gli occidentali il paragone più vicino potrebbe essere la scelta di un percorso religioso, ma non sono sicura che anche in questo caso sia azzeccato. Penso che oggigiorno una comparazione possibile possa essere una vita dedita allo yoga, dato che è una pratica sempre più comune in Occidente. Nella sua forma più pura, lo yoga è una pratica che va oltre la postura. I suoi principi guidano ogni tuo movimento e pensiero, ti guidano nel corso della vita. Ho preso in mano una vera katana qualche anno fa. Apparteneva a un membro della famiglia di mio marito. Non riuscivo a credere che fosse così pesante! Nei film, i samurai sembrano riuscire a maneggiarla con grande armonia. Pensavo di poter fare lo stesso, ma ci vuole veramente tanta forza nel corpo. Poi lo scorso Natale mio nonno mi ha regalato un set di katane decorative, meno pesanti ma molto convenienti per recitare in scene di combattimento con mio marito e provare a essere il più convincente possibile.
Teatro e poesia sono importanti nei libri, lo sono anche per te?
Il teatro francese e quello inglese hanno giocato un ruolo importante nella mia vita. Mia madre portava me e le mie sorelle a teatro sin da quando eravamo bambine e, come risultato, mia sorella e i miei cugini si divertivano a recitare durante le riunioni di famiglia. Essendo la più grande, il mio ruolo era di sceneggiatrice e regista - evidentemente avevo preso quegli impegni molto seriamente! Successivamente, diventata studentessa a Parigi, sfruttavo ogni occasione per andare a teatro. Una delle pièce più potenti a cui ho assistito è stata un riadattamento moderno del Giulio Cesare di Shakespeare. Per quanto riguarda la poesia, me ne sono innamorata a scuola - anzi, mi sono innamorata perdutamente di Rimbaud. Conservavo una sua foto nella mia stanza durante gli anni degli studi, insieme a quella di Marguerite Duras, la mia autrice francese preferita. La mia prima tesi del master riguardava Baudelaire e i suoi Piccoli poemi in prosa. Poi, a 22 anni, ho iniziato a studiare giapponese e ho scoperto il teatro e la poesia giapponesi. è stata per me una rivelazione. Ho speso la maggior parte dei miei soldi comprando tutte le traduzioni francesi disponibili. Quando io e mio marito vivevamo in Giappone - nel 2014- 2015 - siamo andati a diverse rappresentazioni teatrali. I codici, il comportamento del pubblico, i costumi, la scena, il make-up, la musica e la recitazione, tutto era così diverso da quello che conoscevo: ero incantata. Le mie capacità di leggere il giapponese sono migliorate, quindi un giorno sarò cose capace di leggere testi teatrali e poesie in lingua originale.
Se da ragazzina leggevi Timothée de Fombelle, Philip Pulmann, Erik L’Homme, J.K. Rowling, J.R.R. Tolkien, quando sei entrata negli uffici di Gallimard Jeunesse, che pubblica anche loro, che cosa hai provato?
Per me è stato letteralmente un sogno. La prima volta che sono entrata negli uffici di Gallimard Jeunesse e ho visto i nomi di tutti quegli autori che ho amato d bambina, un’ondata di emozioni mi ha sopraffatta. L’apice è stato probabilmente il momento in cui ho visto l’ultima edizione di Harry Potter. Lo confesso: mi sono uscite - molto discrete - alcune lacrime di gioia.
Le cronache dell’acero e del ciliegio sono dedicate ad un pubblico giovane, quanto questo ha influenzato il tuo stile di scrittura? Va detto che anche un adulto trova molto piacere nel leggerle...
Quando ho iniziato a scrivere questa storia, non ho affatto pensato ad un target di età. Quando è stato il momento di pensare alle case editrici a cui poter inviare il manoscritto, ho subito capito che sarebbe stata adeguata ad un pubblico più giovane. Per questo mi sono indirizzata verso case editrici dedicate all’infanzia e all’adolescenza. Poi, una volta che il contratto con Gallimard Jeunesse è stato firmato, il mio editore mi ha aiutata con il testo in modo che fosse più semplice per i giovanissimi: frasi più brevi, più dialoghi e spiegazioni più accessibili del contesto storico. Rimane comunque un romanzo denso e per questo credo possa piacere anche a tanti adulti.
Durante la fase della scrittura, ti sei confrontata con qualcuno per rendere più concreto il processo creativo?
Mio marito è sempre stato il mio primo punto di riferimento. è molto bravo con gli intrecci, quindi ogni volta che avevo dei dubbi, gli chiedevo consigli. A volte litigavamo sul tipo di arma che doveva essere utilizzata in una scena specifica o quale reazione avrebbe dovuto avere un personaggio in una data situazione… Mi piace, è molto divertente. Sono molto fortunata di avere lui e le mie sorelle nella vita. Ogni volta che mi sento scoraggiata, sono la mia carica per il mio umore o ricordarmi quando è necessario prendere una pausa. Anche mia suocera, che è giapponese, è stata di grande aiuto: mi corregge sempre quando uso una parola giapponese in modo improprio o quando scrivo qualcosa di inaccurato (come la stagione giusta per la preparazione delle umeboshi, le prugne salate e marinate).
Ti lasciamo con un’ultima domanda curiosa, sei cresciuta nella regione del Bordeaux. Come si unisce il vino al tè e al sakè?
Amo questa domanda! Il legame con il tè viene da mia madre, grande bevitrice di tè nero, e da mia nonna che ama il tè alle erbe. Quindi nulla che si colleghi direttamente a Bordeaux. Ma la mia famiglia ha posseduto un vigneto per dieci anni e mio padre mi ha insegnato molto sul vino… anche se non mi ha svelato nulla sul sakè! Lo confesso: non mi piace molto. Se dovessi scegliere, preferirei un bicchiere di umeshu, liquore di prugne, perché è molto dolce e non troppo forte.