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Intervista a Carolyn Hays

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Carolyn Hays è lo pseudonimo scelto da una nota scrittrice statunitense (alcuni suoi romanzi sono stati tradotti anche in Italia), per firmare il libro in cui racconta l’esperienza di sua figlia transgender. Durante il Salone Internazionale del Libro di Torino 2022 è intervenuta in collegamento audio e anche noi l’abbiamo intervistata senza ovviamente poter vedere il suo volto.



La strada verso il riconoscimento dei diritti dei transgender è ancora una strada del tutto in salita negli Stati Uniti? La nazione è ancora così spaccata su questo tema o negli ultimi tempi si sono registrati passi avanti?
Purtroppo, le cose si sono aggravate ulteriormente da quando ho scritto il memoir. Il partito repubblicano ha contribuito a peggiorare le questioni che riguardano l’esperienza transgender, approvando leggi che limitano fortemente gli studenti transgender, ne complicano l’accesso alle agevolazioni sanitarie e a tutto ciò che ruota intorno all’esperienza LGBTQ. Quindi, da una parte abbiamo protezioni federali e leggi statali, poi, dall’altra parte, negli stati in cui i repubblicani sono al potere, quelli attuali sono tempi spaventosi per la comunità trans. Le elezioni presidenziali del 2024 sono estremamente importanti per i diritti civili degli americani che appartengono alla categoria dei transgender. Se avremo un presidente repubblicano, questi, molto probabilmente, eliminerà ulteriori protezioni attualmente in vigore per i trans a livello federale.

Quali sono i cliché da sfatare quando si affronta il tema dei transgender?
Nel memoir affronto molti miti. Ne voglio sottolineare un paio. Il primo è legato al fatto che alle persone transgender viene assegnato un genere alla nascita, basato sulla fisicità esteriore. Quindi, biologicamente, ciascuno appartiene al genere che gli è stato assegnato. Se invece analizziamo lo sviluppo del cervello e la genetica, ad esempio, la biologia legata all’individuazione del genere di appartenenza è molto più complessa e include meravigliose variazioni, di cui non si tiene affatto conto in questa semplicistica classificazione. Un altro mito diffuso è che le persone transgender siano, in qualche modo, un fenomeno nuovo quando, in realtà, le persone trans sono esistite in moltissime culture conosciute nel corso della storia. Il primo britannico di cui esistano fonti certe che ha eseguito con successo un taglio cesareo in cui la madre è sopravvissuta è stato un uomo trans, il dottor James Barry (l’autore di Peter Pan), nell’Ottocento.

L’orgoglio trans è un fenomeno relativamente nuovo. Perché è ancora così difficile rivelare di riconoscersi in questa categoria? Come possiamo fare per recuperare le testimonianze, per esempio, di personaggi celebri del passato - quelli di cui parli nel libro - che non hanno avuto il coraggio di palesarsi?
C’è un nuovo podcast su Louisa May Alcott, la famosa autrice americana di Piccole donne che la definisce, attraverso i suoi stessi gli scritti, come un uomo trans. È molto eccitante pensare alla ricca storia LGBTQ che si sta cominciando a scoprire. Penso quindi che la tua domanda si risponda da sola; recuperare le storie è essenziale per l’orgoglio.

La battaglia che avete combattuto insieme per preservare vostra figlia vi ha cementato come famiglia o ha creato crepe nei vostri rapporti reciproci?
Ci ha assolutamente cementato. Nello schierarsi al fianco del minore dei nostri figli, gli altri bambini e le altre bambine ci hanno visto in azione e sapevano cosa avremmo fatto per proteggerli tutti. La battaglia che abbiamo affrontato ha anche dato a tutti noi, incluso mio marito ed io, l’opportunità di vedere il nostro incredibile amore reciproco, testato e provato, in un modo che non avremmo mai potuto sperimentare altrimenti.

Nel libro si intuisce la tua fede cattolica. Come concili i tuoi dogmi con la necessità di vivere manifestando il proprio sé più autentico?
Il cattolicesimo che mi è stato insegnato - e che farà parte del mio bagaglio culturale per sempre - ci insegna a essere sbalorditi dalla diversità meravigliosamente complessa delle creazioni di Dio, mia figlia inclusa. I dogmi hanno fatto tanto male a tante persone. E quindi cerco di separare l’amore di Dio per noi dal dogma. Non è facile ed è ancora doloroso vedere la Chiesa ferire coloro che afferma di amare. Spero in un cambiamento e vedo barlumi di speranza qua e là. Penso che papa Francesco potrebbe fare tanto per le persone LGBTQ. Vedo che si avvicina all’accettazione e all’amore e poi si tira indietro. Ma io nutro ancora speranza.

Ritieni che le nuove generazioni siano più pronte ad accettare le diverse sfumature che stanno tra le due macrocategorie di maschio e femmina? La scuola come può aiutare in questo senso?
Oh, sì, gli adulti faticano a comprendere, mentre per i ragazzi e i bambini l’intero discorso che riguarda i transgender ha un senso. E la generazione più giovane sta compiendo enormi passi avanti, nonostante le generazioni più anziane preferiscano la semplicità. Penso che affrontare l’argomento del genere faccia bene a tutti. Apre alla possibilità di interessanti conversazioni sui ruoli di genere, argomento che va esaminato con estrema attenzione.

Hai parlato con tua figlia prima di decidere di pubblicare il libro? Se sì, come ha reagito?
Sì. Ho aspettato a lungo, prima di scrivere il libro, per diverse ragioni, ma soprattutto perché volevo che lei fosse grande abbastanza da rendersi conto dell’intera faccenda e che fosse in grado di dirmi se voleva che pubblicassi la sua storia o meno. Mi ha dato il suo ok e, naturalmente, questa è l’unica strada che avrei potuto percorrere.

Qual è il messaggio che, più di altri, speri sia recepito dai tuoi lettori?
Non ho scritto questo libro indirizzandomi a un particolare tipo di lettore. Qualcuno può avvicinarsi al libro senza avere la più pallida nozione dell’intera esperienza trans; qualcun altro, invece, potrebbe essere egli stesso un trans. Pensandoci bene, ritengo di non avere alcun messaggio da trasmettere. Alla fine, si tratta semplicemente di un libro personale e il lettore è invitato ad entrare tra le sue pagine. È una lettera d’amore, quella di una madre verso la figlia.

Quanta fatica ti è costata trascrivere la vostra storia, una storia così dolorosa della quale hai dovuto rivivere sulla carta angosce, preoccupazioni e dolori?
Mentre scrivevo il libro ero davvero sorpresa, perché temevo di provare dolore, ma sono stata invece sopraffatta, mentre i ricordi si affacciavano alla mente, dalle manifestazioni d’amore di tutte le persone che sono state accanto a noi e che sono venute in nostro aiuto, dai parenti stretti agli estranei. Ho avuto giornate intere in cui spesso mi sentivo persa, mentre ricordavo quella marea infinita d’amore.

Come vedi tua figlia oggi? Pensi sia felice? E il resto della famiglia è orgogliosa di lei?
Sta benissimo. È divertente, intelligente e ben inserita. Disegna abiti e ha appena vinto un premio accademico legato ai suoi studi. Le sue sorelle e i suoi fratelli maggiori sono tutti fuori casa, ormai, in quanto hanno già concluso il college e devo dire che sì, in quanto piccola di casa, tutti la adorano.

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