
Catena Fiorello. Un nome forte e un cognome ingombrante. Non si può fare a meno di pensare al noto showman dalla battuta sempre pronta e all’attore dallo sguardo intenso. Fin troppo istantaneo chiedersi se sia loro sorella. Ebbene sì, è proprio così! Oltre allo stesso cognome ce lo conferma lo stesso sorriso radioso e vivace. Ma guai a pensare che quel cognome possa averle facilitato la scalata. La deliziosa siciliana, con i suoi inseparabili occhialini da intellettuale, è una donna intraprendente, creativa, spontanea. Che si racconta a Mangialibri.
Dopo Picciridda - una storia sull’emarginazione - questa volta in Casca il mondo, casca la terra ci narri di un tradimento ma, soprattutto, della rinascita di una donna che, solo opponendosi al suo dolore e confrontandosi con un’altra donna, trova la forza di cambiare. Quanto di autobiografico c’è nella storia?
Niente di autobiografico, nella misura in cui posso ricordare di non aver vissuto niente di tutto quello che vive Vittoria, ma se penso alla mia vita di donna immagino che prima o poi nella vita potrei trovarmi davanti alle sue difficoltà, proprio perchè sono umana, e dunque assolutamente NON ESENTE da simili affanni. Forse questo mi ha resa empatica nei confronti di questa donna che malgrado le apparenze è più simile a me di quanto io non abbia pensato mentre scrivevo di lei.
Di solito si mette in scena una protagonista a cui il lettore si affeziona. Invece, nel tuo libro, Vittoria è così antipatica e snob … una scelta coraggiosa, la tua. Come mai è venuto fuori un personaggio così?
La scelta in effetti è stata coraggiosa, ma senza rendermene conto. Come mi fece notare l’antropologa Laura Faranda che presentò il mio romanzo a Roma, Vittoria non è il tipico personaggio femminile a cui una donna può affezionarsi facilmente né tantomeno un tipo di donna a cui nessuna vorrebbe conformarsi e assomigliare. Io penso invece che proprio questo suo coraggio di apparire per quello che è la rende vera e forse migliore di quello che immaginiamo, e dopo una prima conoscenza ci si affeziona lentamente a lei senza rendersene conto, fino a quando poi Vittoria non ci appartiene e le perdoneremo i suoi peccati, umani, e per questo comprensibili.
La storia è ambientata nella Roma bene, ma le tue protagoniste (Laura e Vittoria) provengono da paesini meridionali e hanno avuto entrambe un’infanzia “povera”, difficile … legami con il tuo passato?
Sicuro che esiste un legame con il mio passato. E credo che è in un passato sofferto che possiamo trovare le scusanti per una personalità difficile, discutibile, e dunque di conseguenza perdonabile. Simpatizzo più per la “povertà” e la sofferenza che per le situazioni fortunate. Perdonatemi, ma le situazioni difficili mi suggeriscono le migliori evoluzioni dell’animo umano.
Così come in Picciridda, in questo lavoro si parla di molte donne - forti, ribelli, genuine, dure, carismatiche, passionali e molto sfaccettate - le figure maschili, invece, sono appena abbozzate e meno colorite. Scelta stilistica e di adattamento alla storia oppure predilezione per il mondo femminile, fatto di mille sfumature e contraddizioni?
Forse la coscienza che appartengono alle donne il coraggio e la forza per cambiare il mondo. Ho conosciuto pochi uomini in grado di farsi carico dei problemi della famiglia e di conseguenza delle problematiche che affliggono la nostra società. Spiacente, ma in questa visione del mondo ammetto di essere totalmente di parte! Anche se, devo dire, in questo romanzo la figura di Alberto risulta comunque essere quella di un uomo di grande coraggio e nobiltà d’animo. Alberto è il punto di equilibrio fondamentale nella vita di Vittoria, anche se all’inizio è difficile immaginarlo...
Giornalista, conduttrice, autrice, scrittrice … poliedrica e piena di passioni, insomma. Qual è il ruolo che senti più “tuo”?
L’unica mia passione è la scrittura. Il resto sono esperimenti, bellissimi e appassionanti, ma resterò sempre una persona motivata alla scrittura. La vita per me può essere raccontata solo attraverso le parole, o al massimo le immagini, e non a caso sto preparando la scrittura, ovvero sceneggiatura del mio primo film, Picciridda, tratto dal romanzo omonimo pubblicato da Baldini Castoldi Dalai nel 2006. Ma sarà solo una parentesi tra un romanzo e l’altro. Io resterò sempre e solo una scrittrice: con varie passioni, ma sposata alla scrittura per sempre.