
La lucchese Chiara Parenti si barcamena tra la famiglia (animali vari inclusi), un portale per bambini (Lucca Kids) e la sua passione: scrivere. Per sua stessa ammissione, “Dotata di almeno 45 personalità diverse che albergano allegramente nella mia testa, adoro scrivere storie, per poter dar voce a ognuna di esse”. L’abbiamo contattata via mail per fare quattro chiacchiere sul suo ultimo libro.
Nel tuo Un intero attimo di beatitudine Arianna, la protagonista, è un’adolescente inquieta che si trascina la ferita dell’abbandono fino a trovare la cura nell’amore. Da dove nasce questo personaggio intenso e coinvolgente?
La verità è che prima è nato il personaggio di Daniel. L’idea me l’ha data mio figlio Diego, il mio personale Maestro di Meraviglia, che ogni giorno mi mostra la Bellezza. A volte mi soffermo ad ammirare la sua straordinaria sensibilità e mi chiedo come sarà da grande, tra dieci, quindici anni. Così l’ho immaginato da adolescente, con quel suo occhio attento e il cuore aperto, ed è nato Daniel, il protagonista di questa storia. Arianna è nata di conseguenza. Volevo che fosse l’esatto opposto, per cui ho preso le caratteristiche di Daniel e le ho ribaltate. Calmo e riflessivo lui, arrabbiata e impulsiva lei. Lui una presenza discreta, silenziosa, lei un uragano dai capelli rosso fuoco. Sono due poli opposti, due universi paralleli, che però, una volta entrati in collisione, sapranno creare qualcosa di nuovo, quasi magico. E soprattutto sapranno cambiarsi a vicenda.
Daniel, il protagonista maschile, insegna ad Arianna l’importanza delle piccole cose. Quali, per te, le cose per cui vale la pena vivere?
Sarà scontato, ma la prima tra tutte è il sorriso di mio figlio. Poi naturalmente ce ne sono molte altre, come quelle che elenca Daniel a un certo punto della storia: il sole che ti accarezza il viso in un tiepido mattino di primavera, un bacio che ti fa perdere il fiato, una chiamata inaspettata, un abbraccio silenzioso, il primo gelato dell’estate, una canzone quando ti torna in mente all’improvviso… Spesso, infatti, sono le cose più piccole e semplici a farci battere il cuore e farci dire sì alla vita, nonostante tutto.
Raccontare storie accattivanti per un pubblico esigente come quello giovanile necessita di alcuni trucchi e segreti. Quali sono i tuoi?
Sinceramente non credo di averne. Scrivo secondo il mio stile, la mia sensibilità, i miei valori e spero di incontrare il gusto del pubblico. Quello che ho fatto con questa storia è stato semmai il ribaltare alcuni cliché. Spesso leggiamo storie con una protagonista timida e insicura che si innamora del ragazzo bello e maledetto e a lei spetta il compito di salvarlo. Qui abbiamo una “bad girl” invece, ma la differenza sostanziale è che nessuno salva nessuno, perché il messaggio fondamentale che volevo passasse ai giovani alla fine è che ognuno si salva da solo.
Scrivere d’amore, proporre modelli positivi è andare controcorrente oggi? Perché?
In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, con odio e violenze all’ordine del giorno, parlare e scrivere d’amore con modelli positivi credo sia una risposta necessaria per far passare un messaggio di tipo diverso, specie alle nuove generazioni.
Tanti interessi e una sola passione: la scrittura. Da dove nasce questo amore?
È nato per gioco. Era un’estate calda di dieci anni fa, avevo appena concluso un contratto a progetto e avevo un po’ di tempo libero, così mi misi a scribacchiare la storia di come mio marito e io ci siamo conosciuti. Quella storia è ancora nel cassetto ma è servita per farmi venire voglia di scriverne altre.
In una giornata che immaginiamo fitta di impegni, quale momento scegli per scrivere?
La notte è il momento migliore. Quando la casa dorme, punto la sveglia alle 3,30 e aspetto l’alba in compagnia dei miei personaggi e delle loro storie.
Quali sono i libri che hanno segnato la tua vita?
Orgoglio e pregiudizio, Siddharta, Il piccolo principe, ma anche Harry Potter, Twilight e Il Cavaliere d’inverno. Questi sono solo alcuni, ce ne sarebbero molti altri.
E quello che hai adesso sul comodino?
Non è narrativa, è un manuale intitolato Il tesoro dei bambini sensibili di Elena Lupo. Sto cercando di capire come gestire e valorizzare quella particolare sensibilità di mio figlio, di cui parlavo prima.